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Artrite reumatoide: diagnosi ritardate di un anno

Sanihelp.it – Negli ultimi 10 anni sono stati fatti progressi notevoli nel controllo dell'artrite reumatoide, una malattia che colpisce oggi circa 300 mila persone, nel 75% dei casi donne tra i 35 e i 50 anni, e per accelerare il momento della diagnosi sono state istituite le Early Arthritis Clinic (cliniche per la diagnosi precoce dell'artrite reumatoide).


Tuttavia, esistono ancora ostacoli strutturali, tra gli altri quello che gli esperti definiscono afferenza non appropriata: spesso i pazienti non vengono inviati subito al reumatologo, lo specialista di riferimento, rallentando così i tempi della diagnosi e quindi l’identificazione della terapia più adeguata.

Infatti, trascorre in media un anno tra la comparsa dei primi sintomi e la diagnosi. Il risultato finale? Un paziente su due non raggiunge un buon controllo della malattia o non risponde affatto agli attuali trattamenti. La perdita di tempo si traduce in maggiore probabilità di disabilità. La diagnosi precoce è quindi fondamentale perché gli obiettivi raggiungibili sono inversamente proporzionali ai tempi della diagnosi.

La Campania, dove si stima vivano circa 30mila persone affette da artrite reumatoide, rappresenta un caso atipico rispetto al Sud Italia. Infatti nel meridione le strutture sono spesso difficili da raggiungere: il 42% dei pazienti (contro la media nazionale del 31%) non riesce a raggiungere i centri a causa di un’eccessiva distanza, mentre il 20% (contro la media del 13%) lamenta liste d’attesa troppo lunghe.
La Campania, invece, ha una diffusione dei centri sul territorio adeguata, con circa 11 centri distribuiti tra tutte le province. Inoltre, sono in atto tentativi di uniformare, attraverso riunioni periodiche, tutti i centri per assicurare uno standard di cura adeguato a tutti i pazienti.

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