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Donne e uomini, ma quale uguaglianza?

Dall’indagine del primo Osservatorio Cera di Cupra

Sanihelp.it – Le donne sono ancora un passo dietro ai loro compagni maschi. Parola del primo Osservatorio Cera di Cupra, un nuovo strumento che si propone di monitorare l’evoluzione del ruolo della donna verso le pari opportunità dal 2008 al 2010, secondo il roadmap indicato dall’Unione Europea. All’indagine hanno partecipato 1.000 donne di età compresa tra i 18 e i 65 anni e un campione di 150 donne imprenditrici / dirigenti.


La prima tappa del percorso non presenta dati entusiasmanti per l’universo femminile: promozioni maschili immeritate, responsabilità della casa e dei figli, scarsità di ruoli di potere, pochissimo tempo da dedicare a se stesse e ai propri interessi.
Ma nonostante tutto, l’immagine di donna che si profila dalla ricerca è portatrice di entusiasmo, ottimismo, femminilità, intelligenza e romanticismo. Donne che, come dice Charlotte Whitton, «hanno dovuto fare qualunque cosa due volte meglio degli uomini per essere giudicate brave la metà» ma che, ancora una volta, possono mollare in qualsiasi momento tutto per un figlio e che se devono scegliere tra amare e mangiare, forse, scelgono di amare.

Le donne si destreggiano tra mille difficoltà e impegni, ma diversamente da quanto si possa pensare, il lavoro femminile è una necessità solo per un terzo delle italiane, mentre per la maggioranza è una fonte di autodeterminazione, di autonomia e di realizzazione Interessante il fatto che il 30% del campione viva il lavoro come un piacere, percentuale che sale al 37% tra le dirigenti/imprenditrici.
Un lavoro che piace ma che è ancora in lotta aperta con le pari opportunità: 8 donne su 10 ritengono che attualmente non ci siano pari opportunità tra uomo e donna. Le donne si sentono discriminate su diversi livelli, nella possibilità di fare carriera (il 60% del campione e più del 70% delle dirigenti), nel riconoscimento delle proprie capacità (una donna su due) e nel diritto di fare figli (più della metà delle donne tra i 25 e i 44 anni). Il problema sembra accentuarsi nel caso di mansioni di responsabilità e più del 50% delle dirigenti/imprenditrici ha visto assegnare un ruolo o una promozione importante a un uomo, seppure lo meritasse una donna.

D’altro canto, se è una donna a fare una carriera brillante per circa il 35% del campione si ha la convinzione che l’abbia raggiunta rinunciando alla famiglia e ai figli. Adducono il ricorso a espedienti poco leciti percentuali nell’ordine del 23% del campione. Mentre i criteri meritocratici incidono nel raggiungimento di un ruolo di primo piano nel mondo del lavoro per il 20,6% nel campione base e 23,6% per le dirigenti/imprenditrici.
Se poi è la donna a occupare un ruolo professionale più importante del compagno si ha la convinzione che incida negativamente nel rapporto per il 52% delle donne. Le motivazioni addotte vedono il crearsi di un’insana competizione per più del 60% del campione, seguita dall’invidia per più del 30%.

E che dire dei figli e della casa? Sono sempre le donne che si occupano di tutti gli aspetti pratici della famiglia, secondo più della metà del campione. È nella gestione dei figli che le donne si sentono più supportate dagli uomini (oltre il 40%), supporto che diminuisce nettamente nelle faccende domestiche (10/11%) e rimane basso anche in cucina (11%).
Parlando di scelte fra carriera e figli, per oltre il 70% delle donne è la famiglia a essere al primo posto e solo 1 donna su 10 sceglierebbe la carriera a scapito di un figlio (su entrambi i campioni). Se lo stesso dilemma fosse posto a un uomo, le donne intervistate sono convinte per circa l’80% che sarebbe la carriera a essere preferita, a scapito della famiglia.

Poco tempo da dedicare loro ma grande serenità per i bimbi: per il 60% delle donne a un bambino giova avere una mamma che lavora, percentuale che arriva a più del 70% per le dirigenti/imprenditrici.
Ed è proprio con la nascita/gestione dei figli che, ancora una volta, ci si scontra con le pari opportunità: fra chi ha usufruito di congedi parentali e formule part-time, oltre la metà si è poi vista penalizzare nel suo percorso di carriera o nei rapporti con i colleghi.

Non c’è che dire: casa o lavoro, carriera o famiglia, se stesse o gli altri… Dai risultati di questa ricerca pare proprio che sia dolorosamente inscritto nel destino delle donne l’angosciante bivio della scelta . Che come tale comporta sempre una vittoria, ma anche una perdita.

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