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Fino all’ultimo respiro

Quel terribile confine tra amore e morte

Sanihelp.it – I meandri della sessualità umana sono difficili da esplorare fino in fondo. E ci sono così tante varianti possibili, nel piacere sessuale, che forse il rapporto normale, con la classica posizione del missionario, rappresenta forse più un’eccezione, ormai, che una regola. Alcune pratiche, tuttavia, rientrano decisamente nel calderone estremo. E non tanto perché si voglia in questa sede fare del facile moralismo circa le abitudini private delle persone. Ma perché si tratta di pratiche che legano a doppio filo l’esperienza del piacere sessuale con la possibilità di correre dei rischi per la propria incolumità fisica. La cosiddetta asfissiofilia è una di queste.


Con questo termine si indicano un po’ tutte quelle pratiche erotiche che prevedono il controllo del respiro. Ovviamente la dicitura controllo del respiro, in questa sede, non ha niente a che fare con la respirazione profonda delle tecniche di tipo tantrico. Qui si parla di privazione di ossigeno, attraverso sacchetti di plastica, maschere in lattice, l’imposizione delle natiche sul viso e persino tecniche di vero e proprio strangolamento che tuttavia non vengono – se non per errore – portate alle estreme conseguenze e così via. Ma per quale motivo si ritiene che interferendo sulla respirazione si possa ottenere una maggiore gratificazione sessuale? Alcuni di questi motivi sembrerebbero poggiare su una base psicologica, altri invece derivano da una percezione errata di alcuni fenomeni fisiologici.

Nel primo caso l’asfissiofilia è comunemente riferita alle pratiche di bondaggio tipiche della cultura sado masochistica: in pratica la minaccia di asfissia, con relativa pratica, serve come elemento di punizione quando il master non ha ricevuto la gratificazione richiesta da parte del servant. Inutile dire che questo genere di tecnica non può e non deve essere improvvisata perché è comunque un’esperienza decisamente pericolosa. L’altro aspetto della asfissiofilia è invece legato maggiormente all’autoerotismo, perché deriva dalla convinzione che nell’attimo che precede una morte per asfissia si verifichi un orgasmo: la letteratura forense è piena di esempi per cui si trova eiaculato sui cadaveri di coloro che sono morti per impiccagione.

Il problema è che in questo caso manca una conoscenza fisiologica di base per cui la realtà dei fatti è che l’eiaculazione è seguente alla perdita di coscienza e non precedente a questa. Purtroppo le cronache riportano casi di apparenti suicidi che, in realtà, volevano solo sperimentare nuove strade per ottenere gratificazione sessuale. Strade decisamente pericolose.

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