Sanihelp.it – Negli scorsi anni la polemica è infuriata: per preservare le generazioni più giovani dai rischi correlati all’attività sessuale, intesi come malattie sessualmente trasmesse, è meglio proibire, dissuadere o puntare sull’informazione?
A distanza di qualche anno dalle polemiche giungono a noi i risultati circa le diverse impostazioni culturali da parte degli esperti del Department of Health Services dell’Università di Washington, negli Stati Uniti.
I dati dello studio, che ha preso in considerazione il rischio di malattie sessualmente trasmesse e gravidanze non preventivate su un campione di 2000 ragazzi, ha dimostrato che tra i due sistemi socio educativi c’è una differenza sostanziale. I fautori di una sessualità responsabilizzata hanno infatti portato a casa un risultato di tutto rispetto: nel loro campione il rischio di malattie sessualmente trasmesse e di gravidanze indesiderate era inferiore di tre punti percentuali rispetto a coloro che avevano ricevuto un’educazione proibizionista.
Il tutto, tra l’altro senza che vi sia stata una differenza sostanziale in merito alla precocità dei primi rapporti sessuali. Come a dire: parlare apertamente di sesso non invoglia a fare sesso in maniera indiscriminata. Chi vuole farlo lo fa a prescindere dal sistema educativo che viene utilizzato. Per contro, i ragazzi informati vivono il sesso in maniera migliore, più responsabile e quindi anche più sicura di quanto non accada ai loro coetanei che devono subire un’educazione più rigida e moraleggiante.
Ovviamente questo non è progressismo a tutti i costi: ognuno faccia quello che creda, ma l’evidenza dei numeri dovrebbe far riflettere.