Sanihelp.it – Unioni religiose, unioni civili, coppie di fatto, divorzi… mai come in questi anni il matrimonio divide le coscienze e rappresenta lo specchio della società che cambia.
Ma qual è la reale fotografia dello stato del matrimonio nel nostro Paese? La fonte di risposte più autorevole è l’Istat, che fin dal 1926 effettua rilevazioni basate sui dati forniti dagli ufficiali di Stato Civile per analizzare il fenomeno della nuzialità in relazione alle principali caratteristiche socio-demografiche degli sposi.
Le modifiche più recenti al modello sono state effettuate nel 1995, con l’inserimento della variabile sul regime patrimoniale e nel 1997 con il perfezionamento dell’informazione sulla cittadinanza, chiedendo di specificare, quando italiana, se per nascita o acquisita.
A partire dai primi anni Settanta, il numero di matrimoni celebrati in Italia ha visto una continua diminuzione: da più di 400.000, si registrano oggi circa 270.000 matrimoni l’anno, così suddivisi (dati 2005): 69.303 al Sud, 57.902 a Nord-Ovest, 47.830 al Centro, 41.699 a Nord-Est e 31.006 nelle Isole.
I matrimoni civili sfiorano, o superano di poco il 50 per cento in Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Liguria, Valle d’Aosta ed Emilia Romagna, si attestano al 40-45% in Lombardia, Veneto, Piemonte e Toscana, scendono intorno al 30% in Lazio, Umbria, Marche e Sardegna e calano al di sotto del 20% al sud, con il picco minimo della Basilicata (11,6%).
L’età media del primo matrimonio oscilla invece tra i 31 anni della Campania e i 34,4 della Liguria, mentre le percentuali di sposi al secondo matrimonio o successivi restano ancora vicine al 10%, con un picco massimo in Valle d’Aosta (15,2%).
Il mese preferito per le nozze è settembre, seguito da luglio, giugno, maggio e agosto (dati 2001-2005). Per quanto riguarda l’attività lavorativa, dei 247.740 italiani che si sono sposati nel 2005, 8.639 sono impiegati nell’agricoltura, 61.920 nell’industria, 162.476 nel terziario o in altre attività, 14.705 sono disoccupati.