Sanihelp.it – Lo sperma dal midollo spinale delle donne? Solo buoni esercizi di biotecnologia per esplorare i confini della manipolazione genetica.
Lo afferma Claudio Giorlandino, presidente della Società Italiana di Diagnosi Prenatale e Presidente del Forum delle Associazioni di Diagnosi, Genetica e Riproduzione, in merito alle polemiche etiche scatenate dalla ricerca condotta da alcuni scienziati britannici
«Bisogna gettare acqua sul fuoco – spiega l’esperto – Innanzitutto si dica che, per quanto si può leggere intorno a questa notizia, nulla vi è di concreto o definito. Si tratta solo di generiche sintesi di studi in corso sul tentativo di recuperare il patrimonio genetico primitivo dello spermatozoo da cellule staminali femminili. Da qui al fatto di poter fecondare un ovulo e ottenere un nuovo essere per generazione omosessuale, il passo è lungo e, per molti ricercatori, del tutto impossibile. Va infatti detto – aggiunge Giorlandino – che la presenza di due cromosomi x, come è nelle cellule femminili, non è compatibile con una riproduzione perchè c’è bisogno, per la meiosi, del cromosoma Y».
No alla spettacolarizzazione della notizia, dunque, ma nemmeno alla sua demonizzazione. «Certamente di esperienze in tal senso ve ne sono state e ve ne sono molte – precisa il medico – Ma servono per esercitare le biotecnologie, esplorare i confini della manipolazione genica. A questi esercizi non occorre guardare con diffidenza, né imporre leggi che li inibiscano. Il rifiuto fomenta la ricerca sconsiderata, aumenta l’interesse ed eccita l’eccesso. Fino a quando queste metodologie si applicheranno in Paesi ad alta civiltà democratica, come l’Inghilterra, non ci saranno rischi di mostruosità o derive innaturali e verranno utilizzate ai fini del bene e della cura della malattia con massimo rispetto per l’uomo».