Sanihelp.it – A Milano circa 10 mila persone vivono una città a due velocità: sono i malati di artrite reumatoide, una delle malattie autoimmuni più diffuse, con un forte impatto sulla vita dei malati: entro i primi due anni il 10% sviluppa un’invalidità grave, dopo 10 anni meno del 50% mantiene un’attività lavorativa o svolge le normali attività quotidiane.
I principali ostacoli che caratterizzano la vita dei malati milanesi, come rivela un sondaggio realizzato tra i pazienti dell’Ospedale Niguarda di Milano, sono legati all’utilizzo dei mezzi pubblici: oltre 1 su 4 non riesce a prendere metro e tram. Le altre difficoltà riguardano la cura della persona (per esempio, farsi la doccia in autonomia) e la vita in casa (fare il bucato o cucinare).
L’artrite reumatoide è spesso confusa con l’artrosi o altre malattie reumatiche e, se insorge in età avanzata, interpretata come un acciacco della vecchiaia, al quale rassegnarsi. È questo l’allarme lanciato a Milano nell’ambito di un incontro avvenuto al Niguarda per favorire l’informazione su questa malattia.
Le cosiddette bandierine rosse che gli esperti hanno identificato per una diagnosi precoce sono tre: infiammazione a carico delle articolazioni, dolore a livello dei polsi e delle piccole articolazioni delle mani e dei piedi, rigidità al risveglio per più di 30 minuti.
Una maggiore consapevolezza permetterebbe di guadagnare tempo prezioso, mentre un ritardo di pochi mesi nell’inizio del trattamento rischia di avere pesanti ripercussioni sulla qualità di vita.
Una diagnosi tempestiva è fondamentale anche per un contenimento dei costi sociali. Secondo le stime, in Italia, il costo complessivo della patologia è superiore ai 2 miliardi e 700 milioni di euro annui, mentre in Europa si arriva a sforare il tetto dei 25 miliardi. Purtroppo, l’Italia soffre ancora di un ritardo diagnostico: spesso i pazienti non vengono inviati subito al reumatologo e alle strutture di riferimento.