Sanihelp.it – Per fortuna sono passati i tempi in cui si diceva che la classica pugnetta rendeva ciechi o faceva venire i peli sulle mani. Oggi affermazioni come questa muovono al sorriso, anche perché si è finalmente reso chiaro come la masturbazione abbia un suo preciso senso al fine del raggiungimento della maturità sessuale. Attraverso il toccarsi, infatti, si impara a prendere possesso del proprio corpo. A capire che cosa piace e che cosa no. A percepire le sensazioni corporee che precedono l’orgasmo, aiutando così con il tempo un migliore controllo dei propri impulsi erotici.
La masturbazione, insomma, è una scuola: va vista come momento quasi obbligatorio e sicuramente preparatorio. Non deve allora sorprendere come tra i 10 e i 17 anni ragazzi e ragazze si masturbino più o meno nelle stesse percentuali e con la stessa frequenza, quasi quotidiana. È una sorta di apprendistato che, lungi dal poter essere considerato una vera e propria erotomania, fornisce al contrario quella sicurezza e conoscenza di sé che è indispensabile in preparazione al rapporto con l’altro. Certo: è diverso se la masturbazione resta l’unica forma di sessualità. Ma in questo caso più che un problema sessuale si può paventare un problema di tipo relazionale, di ansia sociale, ad esempio. E non è la masturbazione a dover essere curata, quanto la difficoltà del soggetto che si masturba nel trovare un partner o una partner con cui condividere una sessualità piena, gioiosa e soddisfacente.
Ultimamente una ricerca condotta da Graham Giles presso il Cancer Council Victoria di Melburne, in Australia, ha trovato un altro buon motivo per non colpevolizzarsi rispetto alla masturbazione: farsi una pugnetta fa bene. specie se in giovane età. Eiaculare fino a 5 volte a settimana porta ad una riduzione del 65% del rischio di tumore alla prostata. Il che, vista la letteratura terroristica che affonda le sue radici nella notte dei tempi, sembra proprio una bella rivoluzione copernicana.
E per coloro che dicono come il mondo Cristiano nella sua totalità condanni le pratiche autoerotiche, si può sempre rispondere che non è sempre così: le chiese evangeliche valdesi e metodiste non considerano la masturbazione un peccato. Pertanto medicina e psicologia rassicurano. E non tutto il mondo religioso vive questa normale tappa evolutiva della sessualità umana, maschile o femminile che sia, come uno sfregio alla morale.