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Sono in molti a ronfare sotto le lenzuola: quasi la metà dei cinquantenni.
Ma al di là del fastidio e della disperazione del partner, pochi sanno che russare è sintomo di una vera e propria malattia, la roncopatia.
Il disturbo non solo influisce sulla qualità del sonno, ma può indurre o aggravare diverse patologie come l’ipertensione arteriosa, l’obesità e l’infarto del miocardio.
«La roncopatia non va trascurata», spiega Giovannino Rocchi, professore del dipartimento di scienze biomediche dell’università degli studi di Siena e presidente dell’Istituto italiano di roncologia», perché può essere sintomo di una patologia a carico delle vie aeree legata a ragioni anatomiche, come una deviazione del setto nasale, un polipo, un’errata occlusione mandibolare».
Ma dalla rancopatia oggi si può guarire.
Intanto evitando alcol, sonniferi e cene esagerate che causano un eccessivo approfondimento del sonno, e evitando la posizione supina durante il sonno.
Ma esistono anche spray nasali decongestionanti o cerotti nasali, diversi tipi di trattamenti chirurgici e un apparecchio, detto dispositivo di avanzamento mandibolare (Mad) che porta in avanti la mandibola osso ioide e la lingua.
L’importante è non trascurare il disturbo, per evitare che si evolva in sindrome di apnea nel sonno su base ostruttiva (Osas), conosciuta anche come apnea notturna, una malattia auto-aggravante ad evoluzione progressiva che comporta un deterioramento dell’organismo.