Sanihelp.it – L’Istituto Italiano di Tecnologia ha annunciato la pubblicazione sulla rivista PNAS di uno studio internazionale frutto della collaborazione internazionale tra gruppi di ricerca dell’Università della California, Irvine, dell’IIT e delle Università di Urbino e di Parma.
Lo studio, durato tre anni, ha avuto come obiettivo la comprensione del ruolo biologico della PEA (palmitiletanolammide), una sostanza endogena dalle proprietà anti-infiammatorie e analgesiche, prodotta e distrutta continuamente nei tessuti, che agisce attivando una proteina chiamata PPAR-alfa la quale, provocando una serie di risposte cellulari, riesce a inibire infiammazione e dolore dei tessuti.
Nel corso dello studio è stato scoperto che i livelli di PEA diminuiscono quando un tessuto diventa infiammato, cosa che accade, per esempio, quando è danneggiato o infettato da batteri. Proprio dalla diminuzione della PEA dipende lo sviluppo dell’infiammazione. Sembra, infatti, che questa agisca da freno contro il progredire dell’infiammazione e che la sua diminuzione sia dovuta all’azione di una proteina, l’NAAA, che la distrugge.
Partendo dalla struttura della NAAA i ricercatori hanno, quindi, disegnato delle molecole che si legano alla parte più importante di questa proteina e la bloccano, ottenendo così degli NAAA inibitori. Si tratta di sostanze chimiche che impediscono la distruzione della PEA, mantenendone alti i livelli durante l’infiammazione e inibendo così il processo infiammatorio.
I risultati di questo studio aprono la strada allo sviluppo di una nuova classe di farmaci per il trattamento delle infiammazioni croniche, come malattie reumatiche quali l’osteoartrite e l’artrite reumatoide che, in Europa, sono la prima causa di dolore e disabilità, rappresentano la metà delle malattie croniche che colpiscono la popolazione al di sopra di 65 anni, ma anche di una patologia come l’asma che, solo in Italia, interessa circa 3 milioni di persone.
Molti pazienti non traggono giovamento dall’uso dei farmaci antinfiammatori oggi disponibili, come i FANS (farmaci anti-infiammatori non steroidei), o soffrono per i loro effetti collaterali. La scoperta degli NAAA inibitori potrebbe portare allo sviluppo di farmaci innovativi per il trattamento delle infiammazioni croniche, più efficaci e di maggiore tollerabilità. Per questo, l’IIT e l’Università della California hanno già iniziato una fattiva collaborazione per sviluppare gli NAAA inibitori che ha già portato a importanti progressi.