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Odissea Ivg

Sanihelp.it – Immagina di essere una donna che ha deciso di abortire. Immagina di non sapere a chi rivolgerti e di non avere nessuno su cui fare affidamento. Cosa succederebbe, e quanta corrispondenza troveresti tra quanto prescrive la legge 194 e quanto accade nella realtà?
Anche noi, in redazione, ci siamo fatti queste domande, e abbiamo cercato di trovare delle risposte. Ecco il risultato. 


La mia ricerca comincia dal numero verde Sanità Milano, 800.638.638, trovato in Internet dopo una breve ricerca. La dicitura spiega che «si può fissare un appuntamento con una struttura sanitaria a scelta tra quelle che aderiscono all’iniziativa: Fatebenefratelli, Gaetano Pini, Istituti Clinici di Perfezionamento, Niguarda, Ospedale Maggiore di Milano Policlinico, Luigi Sacco, San Carlo, San Paolo, e con i 30 rispettivi poliambulatori». Un solo numero, tutti i più grandi ospedali della città: mi sembra ottimo. 

Almeno fino a quando non scopro che, per le interruzioni volontarie di gravidanza, il servizio è inutile: la centralinista mi spiega che non possono effettuare questo tipo di prenotazione, né indicare in quale struttura viene praticata regolarmente l’Ivg. Devo rivolgermi ai centri di prenotazione dei singoli ospedali, di cui non mi forniscono né numero né orario di apertura. 

Cerco da sola. Ospedale Maggiore Policlinico, Clinica Mangiagalli, accettazione ostetrico-ginecologica: mi rimandano al centralino, che a sua volta mi invita a chiamare un altro numero, dove mi dicono che c’è un ufficio per le prenotazioni di Ivg, ma che probabilmente non risponderà nessuno (vero). Non sanno gli orari di apertura. Per scoprirli, mi consigliano di andare in portineria al mattino presto. 

Altro tentativo, ospedale San Raffaele di Milano, centro unico di prenotazione. Una voce registrata mi avvisa che per motivi di intenso traffico, le prenotazioni non sono disponibili

All’ospedale Sacco – Poliambulatorio Pansini mi invitano a rivolgermi in Ginecologia, due giorni dopo la telefonata, dalle 8 alle 10.30: un medico mi dirà cosa fare, al telefono non possono fornirmi altre informazioni. 

Al centro informazioni della clinica Macedonio Melloni, da un’ora a questa parte, è occupato o in alternativa non risponde nessuno.
Va meglio al Sant’Anna di Torino: il centralino unico mi indica subito il numero giusto, e alla prima telefonata mi forniscono le informazioni necessarie. Devo presentarmi in ospedale tra le 9 e le 14.30 con il certificato rilasciato dal consultorio di zona, c’è una lista d’attesa ma mi assicurano che l’intervento verrà effettuato entro i termini di legge. E che non dovrò pagare nulla. 

Il Cardarelli di Napoli fornisce il numero di riferimento per le Ivg sul sito internet, e così riesco ad arrivare all’obiettivo. Il telefono è libero, ricevo subito assistenza. Posso presentarmi due giorni dopo, tra le 8 e le 10, e fare tutto da loro: colloquio con il medico, prelievi, visita anestesiologica. Poi verrà fissata la data dell’intervento, ma sulle liste d’attesa non possono fornirmi informazioni. 

Questo mio pellegrinaggio, faticoso perfino senza il reale fardello di angoscia che un vero aborto comporterebbe, si conclude al Policlinico Umberto I di Roma, dove incontro la voce forse più umana di questo viaggio. Mi risponde dal Day Hospital chirurgico, ho sbagliato interno: mi tiene in linea e chiama i colleghi fino a quando non recupera un numero di telefono. Prima di riattaccare mi fa gli auguri. Purtroppo l’interno mi rimanda al centralino, che mi rimanda a sua volta inspiegabilmente al numero sbagliato. Ma ormai si è fatto tardi, mi suggeriscono di riprovare domani. Chissà che notte sarà.

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