Sanihelp.it – Quante volte in adolescenza, alla precisa domanda «che cosa devo fare la prima volta» ci si sente rispondere «non preoccuparti, quando sarai lì saprai che cosa fare». Purtroppo questa è una inveterata abitudine di molti che, in imbarazzo sull’argomento sesso, decidono di scaricare il peso di questo discorso sulle spalle di chi invece avrebbe bisogno di essere guidato e rassicurato. Ovviamente l’effetto che si ottiene è esattamente opposto rispetto a quello desiderato: il ragazzo o la ragazza, confidando in un non meglio precisato istinto, avranno una prima volta più simile ad un battesimo del fuoco piuttosto che ad una dolce esperienza d’amore.
Il problema fondamentale è che molte persone non considerano il sesso un vero e proprio argomento di conversazione. Per loro è una cosa da gestire in maniera più che privata, addirittura personale, al punto magari di non avere voglia o sentire la necessità di discutere dell’argomento nemmeno con il partner. L’istinto, purtroppo, nell’uomo è ormai rarefatto: la cultura ha preso il posto dell’istinto e la cultura, ahinoi, è una questione assai più stratificata. La cultura indica i concetti di bene e male, di sporco e pulito di naturale e contronatura. E nel sesso le maglie culturali sono ancora più strette rispetto al resto degli argomenti.
Certo: negli ultimi anni il sesso è diventato merce di scambio abituale anche all’interno dei messaggi televisivi: non c’è pubblicità o trasmissione che non contenga almeno un elemento pruriginoso. Ma questa non è alfabetizzazione sessuale: questa è banalizzazione del corpo. Il realtà, visto che l’istinto latita, è bene sapere due cose. La prima è che il sesso può essere studiato. Che conoscere la propria anatomia e l’anatomia dell’altro sesso porta inevitabilmente a comprendere meglio le esigenze del partner e capirlo al volo, quando suggerisce una posizione o una pratica. La seconda cosa importante è l’esperienza: certo, nessuno può partire già esperto in queste cose. Il senso di questa secondo punto consiste nel non dimenticare l’esistenza di una letteratura erotica, di qualità, che non deve essere considerata come una sorta di pornografia soft, quanto la possibilità, attraverso l’immaginario e le esperienze degli altri, di avvicinarsi al mondo del sesso non solo per appagare un bisogno animale, ma anche per elevarsi da un punto di vista culturale. Il sesso, insomma, non è una questione di bassi istinti.
E gli istinti nell’uomo sono talmente soggiogati alla cultura di riferimento da non poter esercitare più un a funzione di guida. Studiare un po’ di sesso e leggere i testi di coloro che sono stati capaci di trattare questo argomento con autentica qualità letteraria, può per lo meno aiutarci a capire quali siano i nostri desideri. E, se possibile, realizzarli, almeno in attesa di elaborarne di nostri, personali, sulla base dell’esperienza maturata.