Sanihelp.it – Le comorbilità nell’asma e nella BPCO: l’importanza di un approccio multidisciplinare: questo il titolo e il tema principale del Respiration Day 2008, organizzato dall’Università degli Studi di Parma e da Fondazione Chiesi, che ha riunito nei giorni scorsi 400 esperti mondiali in ambito pneumologico.
Giunto alla sua IV edizione, il Respiration Day offre a medici e ricercatori l’opportunità di aggiornarsi e confrontarsi sullo scenario, in costante evoluzione, della medicina respiratoria. Quest’anno si sono poste in evidenza la frequenza e l’importanza delle complesse comorbilità correlate ad asma e BPCO.
Le malattie respiratorie croniche sono secondo l’OMS la prima causa di invalidità nella Comunità Europea e in Italia costituiscono la terza causa di morte, con 68.000 decessi ogni anno.
Sino a poco tempo fa, asma e BPCO erano considerate due patologie polmonari di origine infiammatoria, caratterizzate entrambe dall’ostruzione delle vie respiratorie. Evidenze scientifiche stanno invece mostrando che i processi fisiopatologici alla loro base non sono confinati solo all’area polmonare. Lo prova il fatto che, specie nei pazienti anziani, sempre più spesso si riscontra la presenza concomitante di altre patologie croniche – come ipertensione, diabete, reflusso gastroesofageo, osteoporosi o problematiche cardiovascolari – che rendono più difficile il controllo di asma o BPCO, inducendo gli esperti a consigliare un nuovo approccio multidisciplinare per la gestione delle comorbilità.
Quasi la metà degli individui over 65 soffre almeno di tre condizioni croniche. Le patologie più spesso associate alla BPCO includono ipertensione, diabete, coronaropatia, insufficienza cardiaca, infezioni e vasculopatie periferiche e polmonari, alterazioni della muscolatura scheletrica, cancro. In particolare, la BPCO si associa a insufficienza cardiaca cronica almeno nel 20% dei casi; a osteoporosi nel 70% e a sindrome metabolica in quasi il 50% dei casi. La correlazione tra BPCO e queste comorbilità non appare casuale ma le Linee Guida spesso sembrano ignorare il problema.
Per questo Fondazione Chiesi ha deciso di investire 200.000 euro per promuovere uno studio prospettico della durata di due anni, in collaborazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia, per verificare la reale condizione dei pazienti affetti da comorbilità – spesso esclusi dagli studi clinici – migliorandone la gestione.