Sanihelp.it – Riequilibrare l’apporto dei diversi acidi grassi alimentari, integrare la dieta giornaliera con fibre, carboidrati complessi a basso indice glicemico, impiegando quando opportuno alimenti arricchiti in fitosteroli o proteine di soia, praticare una regolare attività fisica: sono questi gli elementi che possono contribuire ad un efficace controllo non farmacologico dei livelli di colesterolo nel sangue, aiutando così a prevenire gravi patologie, in particolare cardiovascolari.
Sono queste le conclusioni del documento di consenso Controllo non farmacologico dei livelli del colesterolo nel sangue, presentato il 21 febbraio a Milano da NFI – Nutrition Foundation of Italy, che rappresenta la più aggiornata proposta della comunità scientifica italiana su questo tema di grande importanza preventiva.
L’importanza del controllo non farmacologico dei livelli di colesterolo nel sangue ha infatti assunto negli ultimi anni un valore ed un’importanza crescenti: in uno scenario di lunga vita media, gli alimenti assumono quindi un’importanza particolare nella ricerca e nel mantenimento di uno stato di benessere e di salute.
Nel nostro Paese, in questo senso, c’è ancora molto da fare. Un recente studio epidemiologico condotto dal Servizio di Epidemiologia Preventiva del Dipartimento di Scienze Farmacologiche dell’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con la Società Italiana di Medicina Generale, ha evidenziato come la presenza di una colesterolemia elevata sia oggi un fenomeno assai diffuso, legato principalmente a un’alimentazione scorretta e a uno stile di vita sedentario. Basti pensare che i valori medi della colesterolemia totale sono pari a 205 mg/dL nella popolazione tra i 40 e i 79 anni, e che il 79,6% del campione non svolge attività fisica. Inoltre, l’apporto di grassi saturi si aggira intorno al 10%, mentre non dovrebbe superare il 7%; al contrario, il consumo degli acidi grassi polinsaturi è inferiore alla quota calorica consigliata, pari al 3-6%. Lo stesso succede per i grassi monoinsaturi, come l’acido oleico, in grado anch’esso di contribuire alla riduzione della colesterolemia. Il problema principale, nella nostra popolazione, è quindi la scelta dei grassi alimentari.
Anche se rimane opportuno cercare di non superare un apporto giornaliero di 300 mg/die di colesterolo, non è saggio limitare drasticamente l’uso di alimenti che ne sono ricchi e hanno significative valenze nutrizionali, come le uova: il colesterolo alimentare, infatti, correla abbastanza poco con il tasso di colesterolo nel sangue, che è il vero determinante del rischio.
Anche carboidrati e fibre possono avere effetti positivi nel controllo della colesterolemia: 60 studi clinici hanno dimostrato che sostituendo in modo isocalorico i grassi (siano essi saturi o insaturi) con carboidrati a basso Indice Glicemico si assiste ad un aumento della colesterolemia HDL, che come è noto ha un’azione protettiva antiaterogena. Ma non basta,
«Il controllo della colesterolemia può essere raggiunto in larga parte della popolazione mediante interventi dietetici appropriati – ha spiegato Andrea Poli, direttore scientifico di NFI – L’integrazione nella dieta di prodotti che contengono almeno 2 grammi di fitosteroli consente di ridurre il colesterolo totale e LDL del 10%, senza effetti significativi sulla colesterolemia HDL e sulla trigliceridemia».