Sanihelp.it – Il mancinismo coinvolge circa l’11% della popolazione mondiale: una piccola comunità che ha fatto i conti per anni con i pregiudizi e l’emarginazione a cui sono destinate tutte le minoranze.
La discriminazione risale già all’etimologia latina (mancus): al sostantivo manus segue infatti il suffisso cus, indicante i difetti fisici. Già ai primordi del cristianesimo si credeva che quella sinistra fosse la “mano del diavolo”, mentre i musulmani proibivano l’uso di quest’arto per mangiare o lavarsi.
Persino il mondo scientifico guardava con diffidenza all’uso della sinistra: in un trattato psichiatrico del 1921 questa abitudine era considerata sintomo di demenza, mentre negli anni ’60 fu accusata di provocare dislessia.
Segnali discriminanti arrivano anche dal vocabolario di alcune lingue: il francese gauche significa goffo; l’inglese left-handed impacciato; il tedesco links maldestro; lo spagnolo no ser zurdo, letteralmente “chi non è mancino”, significa “intelligente”. Per tornare in ambito italiano, “tiro mancino” indica un gesto sleale e insidioso, “maldestro” è un individuo dotato di scarsa abilità, mentre uno sguardo è “sinistro” quando incute timore e sospetto.
Tuttavia, a un certo punto si è assistito a un cambiamento di rotta: si è notato che diversi uomini illustri del presente e del passato usavano la sinistra per compiere imprese magistrali e il mancinismo è diventato presto un marchio identificativo di genialità e non più di una minoranza screditata.
Ma dove nasce l’attitudine a preferire l’uso di mano e piede sinistri?
I due emisferi cerebrali rivestono funzioni “incrociate”: mentre quello di sinistra presiede al pensiero logico e analitico, gestito dalla parte destra del corpo, quello destro controlla le attività figurativo-spaziali, diretta dalla parte sinistra del corpo.
Ognuno di noi sviluppa una laterizzazione, cioè una predominanza di un emisfero cerebrale sull’altro e quindi un uso preferenziale di una parte del corpo rispetto all’altra.
Ecco spiegata la propensione dei sinistrorsi a pensare per immagini anziché per concetti: per un mancino l’apprendimento di un testo non viene realizzato attraverso la memorizzazione delle idee, ma tramite “fotografie” psichiche delle pagine. La predisposizione figurativa dei mancini è all’origine dei più grandi capolavori dell’arte di tutti i tempi: basti pensare a Leonardo, Michelangelo, Picasso.
E non è tutto: da Einstein a Giovanna d’Arco, da Alessandro Magno agli scrittori Lewis Carroll e Moravia, l’esercito dei sinistrorsi ha dato risultati esemplari in tutti i campi del sapere. Come dire: pochi ma buoni.