Pityriasis symples capitis: questo nome ti dice niente? È una patologia diffusissima e molto conosciuta, tant’è che attualmente ne soffre una persona su due: la forfora.
Fastidiosa e decisamente imbarazzante, la forfora non è un nemico invincibile. Sfatiamo i luoghi comuni e impariamo le armi giuste per combatterla, con l’aiuto del dottor Paolo Gigli, Specialista in Dermatologia e Venereologia.
Innanzitutto, cos’è la forfora? «Spesso associata a un semplice inestetismo, in realtà la forfora è una vera e propria patologia del cuoio capelluto, che presenta una fine desquamazione che causa, a sua volta, la formazione delle antipatiche scagliette bianche».
Si riconosce facilmente? «La manifestazione macroscopica della sua comparsa è la formazione di squame generalmente secche e biancastre, che si accumulano sui vestiti soprattutto a livello delle spalle, talvolta accompagnate da prurito. Attenzione: può essere confusa con la psoriasi o la dermatite atopica, quindi in caso di dubbio per un’accurata diagnosi è meglio rivolgersi al medico di fiducia».
Identikit della vittima designata. «Individuo di sesso prevalentemente maschile, di età compresa tra i 18 e i 40 anni, con una predisposizione costituzionale alla forfora. In alcuni casi entra in gioco anche lo stress: spesso i pazienti riferiscono recidive in concomitanza a situazioni stressanti, ma non esistono dati scientifici che lo dimostrino».
Quali sono le cause più ricorrenti? «L’eziopatogenesi è multifattoriale, e comprende anomalie qualitative della secrezione di 3″>6505″>sebo, fattori climatici, costituzionali e nutrizionali».
Parliamo di prevenzione: la forfora può essere evitata, e soprattutto, è contagiosa? «La forfora non passa assolutamente da una testa all’altra, e i soggetti predisposti possono prevenirla con adeguati trattamenti dermocosmetologici, da eseguirsi prima dei periodi critici dell’anno o di eventi stressanti».
È vero che d’inverno il problema peggiora? «Sì, perché in questo periodo dell’anno diminuiscono i raggi ultravioletti, che rallentano la velocità di ricambio dell’epidermide ed esercitano un’azione curativa sulla forfora».
Due cose da evitare assolutamente. «L’uso di shampoo con tensioattivi aggressivi, che può far peggiorare il quadro clinico, e l’eccessiva sudorazione del cuoio capelluto, che può indurre infiammazione locale e accentuare la desquamazione».
Qual è l’approccio giusto? «Si usano lenitivi ed emollienti in base oleosa per facilitare il distacco delle squame, associati a shampoo cheratoregolatori e antinfiammatori. Molto utili in tal senso i prodotti a base di ketoconazolo e climbazolo. In casi importanti si ricorre agli steroidi applicati localmente. Utile un’integrazione a base di acidi grassi polinsaturi».
E a tavola? «Sicuramente da evitare l’alcol e le situazioni di carenza di antiossidanti come la vitamina E. Anche il fumo di sigaretta è nocivo».
In definitiva, la forfora si può eliminare del tutto? «La patologia risponde egregiamente alla terapia medica, ma tende a recidivare tipicamente nei soggetti predisposti nel periodo invernale. Perciò è utile affidarsi allo specialista dermatologo, anche a scopo preventivo e non solo curativo».