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È la giornata mondiale dell’ostetrica

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Sanihelp.it – Le culle degli italiani sono sempre più vuote. Nel 2020, secondo il rapporto dell’Istat appena diffuso, gli indicatori demografici parlano di un calo di nascite del 3,8% rispetto all’anno precedente. E la riduzione interessa in modo identico tutte le aree del Paese, da Nord a Sud, salvo rare e non significative eccezioni.


Negli ultimi 12 anni si è passati infatti da un picco relativo di 577mila nati agli attuali 404mila, ben il 30% in meno, con la tendenza sempre più diffusa di un solo figlio per coppia.

Davanti a queste cifre diventa ancora più significativo celebrare, il 5 maggio, la ventinovesima Giornata Internazionale dell’Ostetrica, istituita per valorizzare una figura professionale che, da sempre, dona vita e amore.

Nei tempi andati si parlava di levatrici, termine che ancora si utilizza in Svizzera, per definire la figura professionale dell’Ostetrica che, a tutt’oggi, si occupa di assistere la futura mamma durante la gravidanza e anche dopo.

Una figura quindi sempre a fianco delle donne e dei neonati, anche in piena emergenza Covid. Ed è proprio la pandemia ad essere sul banco degli imputati quando si parla di crollo di natalità, dicono gli esperti, proprio per via del clima di sfiducia nel futuro che l’emergenza sanitaria ha diffuso.

In Italia ci si trova infatti in quello che i sociologi definiscono inverno demografico, ovvero in un’epoca in cui si assiste ad una netta riduzione delle nascite e in questo quadro le Ostetriche assumono un ruolo sempre più importante: 20 mila esperti riuniti nell’ordine della professione Ostetrica operano quotidianamente nei setting ospedalieri, territoriali e pubblici per assistere e tutelare la donna, in tutte le sue fasi di vita.

«Nonostante il trend italiano, all’ospedale di Bari, dove lavoro, abbiamo assistito, nell’ultimo anno, a 1450 nascite, verificando per altro un abbassamento dell’età media delle puerpere» commenta il dottor Maurizio Gnazzi, Dirigente del Reparto Infermieristico e Ostetricia dell’Ospedale Mater Dei di Bari, consulente Mustela, diplomato Ostetrico nel ’93 a La Sapienza di Roma

«In Italia sicuramente la denatalità è un fenomeno nato dall’assenza di politiche adatte a sostenere le famiglie» continua Gnazzi. «La famiglia è cambiata e se una volta l’ostetrica assumeva un ruolo di protezione della donna, oggi, alla luce dell’importanza che anche il padre ha assunto durante la gravidanza e nel periodo post partum, mi rivolgo alla coppia».

«Il compagno, infatti, è parte integrante di questo momento e ora partecipa attivamente al parto, ma anche nella gestione quotidiana del nuovo arrivato» continua l’esperto.

«Come Ostetrico, organizzo dei corsi pre-parto e post- partum per aiutare le famiglie intere ad affrontare la nuova avventura e, da qualche anno, ho deciso di coinvolgere anche i nonni, figure determinanti soprattutto nel periodo post partum che, però, devono essere educate perché possano svolgere al meglio il loro importante ruolo» commenta Gnazzi.

Tra i compiti fondamentali dell’ostetrica/o c’è anche quello di accompagnare le coppie ed educarle ad affrontare al meglio l’allattamento. Ai neogenitori servono tempo e pazienza per imparare ad interpretare e a soddisfare i bisogni del bambino, a partire dal pianto, dal sonno, fino alla fame. Ecco perché, anche a domicilio, è importante assicurare un’assistenza sanitaria di qualità, promuovendo una gestione corretta del piccolo appena arrivato.

«Empatia è la parola chiave» conclude il dottor Gnazzi. «Il concepimento e l’attesa sono momenti unici e meravigliosi che vanno vissuti pienamente: si diventa madri e padri poco a poco, accogliendo con consapevolezza, conoscenza e responsabilità questo nuovo ruolo. E agli Ostetrici va il compito di prendere per mano le famiglie e dirigendole con competenza e passione verso un importante cambiamento di vita».

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