Ricerca paneuropea su donne, gravidanza e concepimento
Da quanto tempo sono incinta?
di Roberta Camisasca
Pubblicato il: 17-02-2009
Pubblicato il: 17-02-2009
Se lo chiedono otto italiane su dieci. Risalire alla data del concepimento è importante per proteggere la salute del nascituro e programmare il proprio futuro familiare e lavorativo.
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La media delle donne europee, per esempio, non ricorda né la data dell’ultima mestruazione né quella dell’ultimo rapporto sessuale, a eccezione delle donne latine (italiane e spagnole), che dimostrano maggiore consapevolezza della propria sfera intima (9 italiane su 10 conoscono sia la data dell’ultimo ciclo che dell’ultimo rapporto). Inoltre, oltre due terzi delle europee, italiane incluse, non conoscono qual è il periodo maggiormente fertile per la donna (normalmente identificato nel periodo tra il giorno che precede e il giorno dell’ovulazione stessa).
La necessità di sapere, una volta accertata la gravidanza, quando è avvenuto il concepimento, è invece avvertita come urgente dalla stragrande maggioranza delle intervistate. Per rispondere a tale quesito, quasi la metà delle italiane si rivolge a un medico specialista, mentre l’altra metà ricorre a un calcolo approssimativo ricordando la data dell’ultima mestruazione e dell’ultimo rapporto sessuale.
Tale esigenza risulta essere comune a tutte le donne – con picchi ancora una volta tra le italiane (61%) e le spagnole (67%) – ed è particolarmente sentita per diversi motivi: il desiderio di prendersi cura fin da subito della salute del concepito, la necessità di organizzare la propria vita lavorativa, pianificando il congedo di maternità (33%) e informando il proprio datore di lavoro (19%) e, soprattutto, la bramosia di informare e rendere partecipi il prima possibile il partner, i familiari e gli amici. Infatti il 95% delle italiane desidererebbe informare immediatamente il futuro papà del lieto evento e il 59,5% non vuole aspettare nemmeno un giorno dalla scoperta per informare i genitori e il resto della famiglia.
In particolare la donna italiana sembra avere un senso di responsabilità spiccato nei confronti della salute propria e quella del bambino rispetto alle altre colleghe europee. Conoscere la data del concepimento significa infatti sapere e mettere in pratica tutte le precauzioni necessarie, e cioè:
• Smettere di fumare.
• Non bere alcolici.
• Sottoporsi a visita ginecologica.
• Valutare con il medico eventuali terapie farmacologiche in corso.
• Seguire una sana alimentazione.
• Cominciare ad assumere acido folico (un’abitudine che nel nostro Paese però è ancora relativamente limitata: lo reputano importante solo 4 donne su 10).
L’indagine ha sottolineato la necessità di fornire alle donne maggiori informazioni sui propri ritmi fisiologici e di mettere a disposizione loro strumenti sempre più semplici e autogestiti, al fine di gestire la propria attività riproduttiva in modo più responsabile. Per esempio Clearblue Digital Test di Gravidanza con indicatore di concepimento, lanciato proprio in occasione di questa ricerca, è il primo e unico test di gravidanza digitale che, grazie all’esclusiva tecnologia Smart Dual Sensor, è in grado non solo di dare conferma della gravidanza prima ancora della diagnosi del medico (e dell’arrivo delle mestruazioni), ma anche di stimare l’età della gestazione, cioè di indicare quante settimane sono trascorse dal concepimento.
Un’informazione preziosa per le donne, come emerso dalla ricerca e come confermato anche da Gian Benedetto Melis, fondatore della Fondazione Benessere donna Onlus e Direttore della Clinica Ginecologica Ostetrica e di Fisiopatologia della Riproduzione Umana all’Università degli Studi di Cagliari: «La donna ha nel suo intimo un immediato istinto di protezione del prodotto del concepimento. La valenza clinica, informativa e psicologica di questo nuovo test consente di far prevalere l’istinto anche nelle donne particolarmente impegnate e non attente alla propria fisiologia riproduttiva».

Ricerca paneuropea condotta da Opinion Matters/Tickbox.net per Clearblue
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