Sanihelp.it – L’inquinamento degli ambienti esterni e interni rispetto alle abitazioni umane è un fattore essenziale per lo sviluppo di patologie allergiche respiratorie a carico del naso e dei bronchi.
«Gli studi clinici hanno dimostrato che all’aumento dei livelli di inquinamento corrisponde un incremento di tali patologie» – spiega Gennaro Liccardi, allergologo e membro del Comitato Scientifico Associazione Respiriamo Insieme-APS. «Gli inquinanti riducono l’efficienza dei sistemi di difesa nei confronti di agenti tossici e facilitano la comparsa di allergie».
Questi effetti si possono osservare in tutte le fasi della vita ed è accertato che l’esposizione a inquinanti nei primi mesi può condizionare lo sviluppo di allergie respiratorie anche più in là nella vita come nell’adolescenza e nella maturità.
«E’ stato dimostrato per la prima volta che l’uso delle mascherine durante il lockdown per Covid-19 nell’anno 2020 ha ridotto i sintomi della rinite allergica da pollini primaverili» continua l’esperto. «Altri studi hanno dimostrato l’efficacia delle mascherine anche nei confronti dell’inquinamento industriale/veicolare (oltre che contro i virus in genere). Si deduce che il loro utilizzo dovrebbe essere incentivato in queste direzioni»
L’inquinamento atmosferico, a cui la stragrande parte della popolazione mondiale risulta esposta, causa in età pediatrica numerosi sintomi che oscillano dai più banali episodi irritativi a carico delle vie respiratorie (riniti-faringo-tracheiti), alle riacutizzazioni asmatiche, alle infezioni delle vie respiratorie.
«I dati della Organizzazione Mondiale della Sanità riportano un elevato numero di decessi in età pediatrica (circa 500 mila per anno) attribuibili agli effetti diretti e indiretti dell’inquinamento, primo fra tutti» precisa Antonio Di Marco, Dirigente Medico U.O.C. Broncopneumologia Pediatrica, Dipartimento Pediatrico Ospedaliero Ospedale Bambino Gesù, IRCCS Roma «la precoce esposizione sin dalla gravidanza, epoca di particolare suscettibilità degli organi in formazione».
«Tra le peculiarità che rendono più elevata l’esposizione agli inquinanti dell’ambiente abbiamo il fatto che la frequenza respiratoria nei bambini è più elevata: la loro respirazione è frequentemente orale, soprattutto nei più piccoli, cosa che comporta la perdita del filtro naturale nasale e il fatto che la loro altezza è più vicina a quella degli scarichi delle autovetture» continua Di Marco.
«Tra gli inquinanti ambientali più pericolosi sono descritte le polveri sottili (PM 2,5), costituite da diversi prodotti della combustione, in grado di eludere i filtri naturali delle vie respiratorie e raggiungere più facilmente le basse vie aeree dove esercitano la loro azione irritativa» spiega Di Marco.
«E’ necessario che scienza e politica aumentino gli sforzi possibili affinchè vengano sostituite quanto prima le fonti energetiche inquinanti. Il problema è di straordinaria emergenza e va affrontato senza esitazioni e interessi di parte. La salute dei bambini è in serio pericolo e il rischio di un peggioramento dei dati clinici negli anni a venire deve essere evitato» conclude Renato CUTRERA, Responsabile U.O.C. Broncopneumologia Pediatrica, Dipartimento Pediatrico Ospedaliero Ospedale Bambino Gesù, IRCCS Roma –