Sanihelp.it – La valvola non chiude più bene e un po’ di sangue torna indietro, nell’atrio sinistro, così il cuore pian piano si affatica e non svolge al meglio la sua funzione di pompa. Un’insufficienza della valvola mitrale, fondamentale perché il traffico del sangue proceda nella giusta direzione, si associa a un incremento dell’80% della probabilità di ricoveri e a un aumento della mortalità per scompenso cardiaco.
Sempre più diffusi gli interventi percutanei mininvasivi per la sostituzione o la riparazione della valvola. Nel nostro Paese queste procedure possono essere eseguite in un laboratorio di emodinamica su 5 e sono in continuo aumento: erano un centinaio nel 2011, sono state circa 1000 nel 2016 e in un solo anno, dal 2015 al 2016, sono quasi raddoppiate.
Nonostante questo, sono almeno 3 volte di più i candidati ideali alla procedura transcatetere: le indicazioni, i benefici e le prospettive dell’intervento sono state raccolte nel primo documento di consenso dei Paesi europei latini, il Latin Position Paper, presentato al congresso EuroPCR, condiviso dalle Società di Cardiologia Interventistica italiana (GISE), spagnola (SHCI) e portoghese (APIC).
I malati di insufficienza della valvola mitrale sono molti: si stima ne soffra l’80% di chi è affetto da scompenso cardiaco, un problema che riguarda oltre un milione di italiani ed è la seconda causa di ricovero dopo il parto. Inoltre, l’insufficienza mitralica è un disturbo molto sotto-diagnosticato. In un over 65 su due senza sintomi di cardiopatie si riscontrano in realtà problemi alle valvole cardiache e i disturbi non riconosciuti della mitrale sono 3 volte più frequenti della stenosi della valvola aortica.
Nonostante ciò, oggi un malato su due non viene operato alla mitrale, per l’età o la presenza di altre patologie come l’insufficienza ventricolare sinistra o una broncopneumopatia cronica: questo si associa a una prognosi peggiore e a un drastico calo nella qualità di vita.
Molti di questi malati potrebbero essere candidati a una procedura per via interventistica, meno invasiva rispetto a un intervento chirurgico: si stima che rispetto ai circa 1.000 interventi attuali ogni anno, siano almeno il triplo gli italiani che potrebbero essere sottoposti a procedure transcatetere per la mitrale, ma secondo altre ipotesi i possibili candidati sarebbero oltre 11 mila.
Stando agli esperti Gise, l’utilizzo di queste tecniche ha un rapporto costo-beneficio favorevole perché a fronte di una spesa immediata che può arrivare anche a 20 mila euro per intervento, si hanno risparmi successivi considerevoli, grazie agli anni e alla qualità di vita guadagnata: secondo le proiezioni, per ogni anno di vita in più si risparmiano circa 8 mila euro a malato e considerando che la sopravvivenza a 3 anni è quasi doppia rispetto alla terapia medica standard è evidente che le procedure interventistiche hanno in prospettiva un impatto economico positivo.
In Italia, purtroppo, si assiste però a una forte disparità nell’accesso ai trattamenti fra le diverse Regioni. Lombardia, Campania e Sicilia sono tra quelle più attive. Il risultato è che un intervento come il trattamento con MitraClip, una graffetta che mantiene vicini i lembi sfiancati della mitrale, non viene erogato pur essendo più costo-efficace dell’attuale chirurgia o delle terapie mediche.