Sanihelp.it – La vaginite da Candida non crea problemi per la fertilità, ma come tutte le infezioni, è sempre meglio trattarla adeguatamente poiché si manifesta con sintomi piuttosto fastidiosi come prurito più o meno intenso e perdite biancastre (non maleodoranti), talora con aspetto a ricotta. In fase acuta, inoltre, questi disturbi possono essere accompagnati da bruciore con arrossamento vulvare ed edema localizzato.
In linea di massima la Candida non compromette la fertilità, sebbene tutte le infezioni vaginali, alterando il pH della vagina, possono creare un ambiente ostile agli spermatozoi e alterare la loro funzionalità. Alcuni medici, infatti, suggeriscono di non tentare una gravidanza prima di 6 mesi dalla scomparsa definitiva dei sintomi e dell’infezione in quanto può pregiudicare l’annidamento dell’embrione.
A riprova del fatto che la Candidosi non influisce negativamente sul concepimento, la comparsa piuttosto frequente dell’infezione proprio durante la gravidanza. Gli sbalzi ormonali (aumento degli estrogeni), infatti, alterano la microflora vaginale. Se contratta in gravidanza, tuttavia, non rappresenta un pericolo né per il nascituro né per la mamma.
Solo al momento del parto il bambino potrebbe esserne infettato al passaggio per via vaginale. Casi di parto prematuro e infezioni neonatali (mughetto) in bambini nati da madri affette da Candida si sono verificati solo nelle donne che non erano state trattate nel corso della gestazione con antimicotici (ovuli, candelette o creme vaginali) e probiotici per riequilibrare la microflora vaginale.