Sanihelp.it – Dal congresso SISC-EHF sulle cefalee di Roma emerge un’ipotesi secondo cui nella genesi del mal di testa e addirittura dell’aumentato rischio di ictus che accompagna la particolare forma nota come emicrania con aura potrebbe giocare un ruolo insospettato l’alterazione del sistema di pulizia dei detriti cellulari del cervello scoperto solo un paio d’anni fa, il cosiddetto sistema glinfatico.
Questo sistema è parente stretto del sistema linfatico che si occupa di tutto il resto del corpo al di fuori del sistema nervoso centrale che fino al 2015 era ritenuto privo di un sistema di drenaggio per i cataboliti e le proteine di scarto.
Dalla prima pubblicazione su Nature di Maiken Nedergaard, si è capito che il sistema glinfatico, che deve il suo nome alla sua correlazione con le cellule gliali di sostegno del sistema nervoso, è maggiormente attivato durante il sonno che forse deve la sua inderogabilità proprio al bisogno di questa attività di pulizia cerebrale glinfatica quotidiana.
Ma anche in stato di veglia l’azione di questo sistema spazzino sarebbe importante nelle patologie neurodegenerative come il Parkinson o l’Alzheimer, dove ripulirebbe rispettivamente l’alfa-sinucleina o l’amiloide, oppure nei traumi cerebrali e nell’invecchiamento dove si occuperebbe dei cataboliti cellulari.
Al congresso SISC-EHF di Roma Rami Burstein della Harvard Medical School di Boston ha avanzato una nuova ipotesi che spiegherebbe perché chi soffre di emicrania con aura ha un aumentato rischio di ictus: la spreading depression, cioè la depolarizzazione elettrica che si verifica nell’attacco emicranico, manderebbe in tilt il sistema glinfatico alterandone la funzione di drenaggio del cervello dall’immondizia cellulare, cosicché non possono più essere ripuliti eventuali microtrombi facilmente riscontrabili nei malati, soprattutto se di sesso femminile che fumano, prendono la pillola o terapia ormonale sostitutiva e hanno particolari disturbi coagulativi.