Sanihelp.it – I pazienti che sviluppano il diabete da adulti, hanno più probabilità di subire danni al cervello rispetto a coloro che non sono affetti da questo disturbo o che hanno sviluppato la malattia in tarda età.
Questa l’ultima scoperta di un gruppo di ricercatori della Clinica Mayo, nel Minnesota, dove è stato accertato il collegamento tra diabete e decadimento cognitivo lieve.
«La demenza si sviluppa sul lungo termine, periodo durante cui il diabete può avere un effetto progressivamente sempre più devastante sul cervello – spiega Rosebud O. Roberts, professore di Epidemiologia presso la Clinica Mayo Clinic e autore principale dello studio – Dal momento che non esiste ancora una cura per la demenza, i risultati del nostro studio sottolineano l'importanza della prevenzione e del controllo del diabete di tipo 2, per ridurre l’impatto della demenza soprattutto in presenza del morbo di Alzheimer o dell'alterazione della circolazione sanguigna cerebrale».
Lo studio ha coinvolto 1.437 persone non affette da demenza con un’età media di ottant'anni: i ricercatori hanno quindi suddiviso i partecipanti tra chi era affetto da diabete fin dalla mezza età (cioè dai 40 ai 64 anni) e chi dalla tarda età (dai 65 anni in su), sottoponendo regolarmente entrambi i gruppi a test neurologici e cognitivi, nonché a periodiche risonanze magnetiche atte a fornire vari parametri cerebrali.
I risultati, pubblicati sulla rivista scientifica Neurology, hanno dimostrato come l’insorgenza del diabete nella mezza età sia associata a infarti sottocorticali e ad una riduzione del volume del cervello più pronunciata rispetto ai partecipanti che avevano sviluppato il diabete in tarda età.
Il diabete infatti danneggia i vasi che irrorano il cervello, comportando la morte neuronale e la perdita di tessuto cerebrale (a sua volta causa della riduzione del volume cerebrale).
«Lo studio fornisce ulteriori informazioni da condividere con i nostri pazienti – conclude il dottor Donn Dexter, neurologo presso la Clinica Mayo – In questo modo forse saranno maggiormente spronati a controllare il diabete e cercheranno di limitarne la progressione».