Sanihelp.it – Date le molteplici funzioni vitali che l’acqua svolge nel nostro organismo, una corretta idratazione è fondamentale. Perdite d’acqua anche minime influenzano la termoregolazione e possono comportare crampi, irritabilità, debolezza. Una disidratazione prolungata può comportare ripercussioni sulle condizioni della pelle e aumentare il rischio di calcoli renali.
Per mantenere un corretto stato di idratazione, bisogna guardare al cosiddetto bilancio idrico, che è il risultato delle entrate e delle uscite giornaliere. Le entrate sono rappresentate dall’acqua assunta tramite gli alimenti (500-900 ml) e dalle bevande (mediamente 800-1500 ml) e dall’acqua generata dalle reazioni metaboliche (circa 300 ml) .
Poiché l’acqua metabolica non è sufficiente a compensare le perdite, l’acqua introdotta con cibi e bevande deve essere assunta quotidianamente in quantità tali da coprire le esigenze individuali, che variano in relazione a fattori quali composizione corporea, temperatura e umidità ambientale, livello di attività fisica, stati febbrili, disordini gastroenterici.
Ma gli italiani bevono abbastanza? Secondo una ricerca condotta da AstraRicerche per Lipton nel novembre 2010 su circa 37.9 milioni di italiani, ben il 65% degli abitanti dello Stivale beve meno di due litri giornalieri di liquidi, il quantitativo sicuro per non rischiare di scendere al di sotto della soglia necessaria all’organismo.
«Le bevande coprono circa il 60% del fabbisogno idrico individuale e la migliore opzione per l’idratazione quotidiana è l’acqua – spiega il professor Eugenio Del Toma, docente di Scienza dell’alimentazione all’Università Campus Biomedico di Roma – A volte però è difficile mandar giù 1,5/2 litri di liquido insapore ogni giorno: il 36% degli italiani ricerca infatti una valida alternativa all’acqua. Via libera dunque a tè, infusi e tisane, succhi di frutta e soft drink, purché rigorosamente senza zucchero».
Per sensibilizzare gli italiani su questi temi, Lipton ha recentemente promosso presso nutrizionisti e dietisti la conoscenza delle Linee Guida sul consumo di bevande, elaborate da ricercatori statunitensi e pubblicate su American Journal of Clinical Nutrition nel 2006. Individuano diverse categorie di bevande corrispondenti a sei raccomandazioni di consumo decrescenti, riassunte graficamente in una piramide simile a quella alimentare.
Il livello base della piramide prevede un consumo quotidiano di almeno sette bicchieri di acqua, il livello 2 prevede fino a sei bicchieri di tè, infusi e tisane non zuccherati e fino a quattro bicchieri di caffè lungo non zuccherato.
Al terzo livello troviamo il latte scremato, a ridotto tenore di lipidi e calorie, che è costituito per il 90% di acqua ed è fonte di calcio, vitamina D e proteine di alta qualità. Coloro che non consumano latte possono optare per le bevande a base di soia fortificate con minerali e vitamine.
Il quarto livello è occupato dalle bevande dolcificate, a zero calorie. Nel quinto livello rientrano tipologie di bevande diversificate tra loro, il cui valore energetico dipende dalla presenza di specifici elementi nutritivi: succhi 100% frutta o verdura (non più di un bicchiere al giorno), latte intero, integratori per sportivi, bevande alcoliche (per gli uomini non più di 250 ml di vino o 660 ml di birra; per le donne 125 ml di vino o 330 ml di birra). Il livello 6 infine comprende bevande ricche di calorie e povere di nutrienti (soft drink, bibite gassate, ecc.), da limitare a una volta al giorno.
Per diffondere queste nozioni, a febbraio 2011 viene promosso il Mese dell’Idratazione Lipton, nell’ambito del quale saranno promosse tante iniziative tra cui un numero verde (attivo a breve) per prenotare un check up gratuito presso lo studio di un nutrizionista di ABNI – Associazione Biologi Nutrizionisti Italiani.