Sanihelp.it – Il nemico numero uno delle donne in campo oncologico resta il tumore al seno. Solo nel 2021 sono state stimate 55 mila nuove diagnosi e nel 15-20% dei casi a essere scoperto è stato un carcinoma mammario triplo negativo.
Si tratta di una forma di cancro caratterizzato da cellule in cui non sono presenti le 3 proteine – ovvero il recettore dell’estrogeno (ER), il recettore del progesterone (PR) e il recettore 2 per il fattore di crescita epidermico umano (HER2) – che consentono in altri casi di impostare terapie mirate e quindi più efficaci con gli innovativi farmaci a bersaglio molecolare.
Clinicamente il tumore al seno triplo negativo tende a diffondersi velocemente e a ripresentarsi dopo i trattamenti. La definizione di »metastatico triplo negativo» designa quindi una forma di tumore al seno particolarmente aggressiva, che diverse ricerche epidemiologiche hanno evidenziato essere più comune nelle donne sotto i 50 anni d’età e che al momento deve essere affrontata soprattutto con la chemioterapia. A quest’ultima può essere associata l’immunoterapia in quel 40-50% di carcinomi in cui viene identificata come bersaglio terapeutico la proteina PD-L1, mentre in alcune situazioni diventa necessario il ricorso alla radioterapia e alla chirurgia.
Se una diagnosi di tumore al seno è quindi sempre traumatica, nel caso del carcinoma mammario metastatico triplo negativo ci sono fattori medici e psicologici che rendono ancora più complicato il confronto con la nuova e difficile realtà innescata dalla malattia.
Dal vissuto delle pazienti riparte anche quest’anno »Donne in Meta», campagna di sensibilizzazione promossa da Gilead Sciences Italia con il patrocinio di Europa Donna Italia e da quest’anno di Susan G. Komen Italia, il cui obiettivo è diventare un osservatorio permanente sui bisogni emotivi, ma anche pratici legati all’assistenza socio-sanitaria e potere offrire alle donne un luogo dove trovare informazioni utili e contributi da parte del team coinvolto nel percorso che stanno seguendo.
L’iniziativa è partita a fine 2021 attraverso la ricerca condotta da Elma Research, su un campione di oltre 100 pazienti colpite da carcinoma mammario triplo negativo in fase iniziale e metastatico, per comprendere il loro vissuto. Una ricerca che proseguirà nel 2022 con un focus specifico per il tumore al triplo negativo metastatico, attraverso un nuovo capitolo dedicato a indagare meglio le necessità interiori, emotive e psicologiche e aiutare le donne a vincere timore, imbarazzi, timidezze, favorendo il dialogo con Associazioni di pazienti, clinici, caregiver e medici.
«Paura, smarrimento e confusione sono i tre sentimenti che accompagnano il momento della diagnosi. Mentre ansia e insicurezza caratterizzano il periodo successivo, al punto che il 47% delle intervistate dichiara di temere il futuro e il 35% ammette di non pianificare più nulla» afferma Rosanna D’Antona Presidente di Europa Donna Italia.
«Di fronte a questi dati, è sempre più importante lavorare intorno e con le pazienti, caregiver, medici e associazioni pazienti per essere realmente al loro fianco con strumenti concreti, come ad esempio il confronto con gli specialisti e la conoscenza di tutte le figure che compongono il team multidisciplinare tra cui l’infermiere oncologico, lo psiconcologo, etc» continua D’Antona. Europa Donna Italia è impegnata da tempo nella sensibilizzazione sul tumore al seno metastatico per cui abbiamo accolto quindi con entusiasmo la possibilità di sostenere Donne in Meta, certe che potrà contribuire in modo importante a supportare le pazienti.
Il programma di appuntamenti di Donne In Meta, per invitare le donne a non chiudersi in sé stesse ma a puntare sulla forza del gruppo è iniziato il 4 maggio con una diretta sulla pagina Facebook di Europa Donna Italia Italia – https://www.facebook.com/EuropaDonnaItalia. Il 7 maggio si è tenuto invece un incontro a Roma presso il Villaggio allestito al Circo Massimo a Roma della Race for the Cure, promosso da Susan G. Komen Italia. Un’occasione per parlare del tumore al seno metastatico triplo negativo e spiegare come il lavoro di squadra può fare la differenza. Presente anche l’Ambassador di Donne in Meta Marco Bortolami, leggenda azzurra della nostra palla ovale.
«La partita contro il tumore al seno è ovviamente e incredibilmente più dura di un match di rugby», osserva l’attuale allenatore del Benetton Treviso, «ma continuare a crederci, vivere anche le situazioni più avverse senza subire passivamente e rialzarsi sempre dopo un colpo ricevuto sono comportamenti vincenti nel nostro sport che possono fare la differenza anche nell’affrontare una malattia. E questo vale per le pazienti come per quanti si trovano al loro fianco: il logo di »Donne in Meta», con quelle braccia che sostengono la giocatrice per farle afferrare la palla sulla rimessa, raffigura perfettamente l’importanza di poter contare sul sostegno degli altri per raggiungere l’obiettivo».
«Per noi è stata immediata la volontà di sostenere Donne In Meta, perché è un progetto che incontra la nostra missione tra i cui obiettivi ci sono tenere alta l’attenzione sul tumore al seno, in tutte le sue forme, e sostenere le donne che vivono purtroppo questa esperienza» afferma Riccardo Masetti, Presidente di Susan G. Komen Italia.
«La prevenzione e la diagnosi precoce rimangono delle armi fondamentali, ma quando si deve percorrere questo viaggio non si può farlo in solitaria. L’appoggio dei partner, delle famiglie e dei team medici, sono una parte determinante per affrontare tutte le fasi della malattia» continua Masetti. «Essere consapevoli e avere una rete di sostegno può fare veramente la differenza, soprattutto nelle forme più gravi come quella del tumore metastatico triplo negativo. Siamo lieti di poter ospitare un incontro all’interno della Race for the Cure che può aiutare a creare questa consapevolezza» conclude Masetti.
Su www.donneinmeta.it, infine, Guendalina Graffigna, Professore Ordinario di Psicologia dei Consumi e della Salute presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza raccoglierà le testimonianze e il punto di vista rispetto al tumore triplo negativo di oncologi, caregivers, associazioni pazienti che rappresentano elementi chiave della squadra socio-sanitaria che deve supportare le pazienti.
«Con una diagnosi di tumore al seno la vita è stravolta, con una diagnosi di tumore al seno metastatico triplo negativo la vita può perdere completamente di significato» Graffigna. «Arrivare a una meta, qualsiasi essa sia, come l’iconografia della campagna ricorda, rappresenta una montagna enorme da scalare e ogni paziente deve dotarsi di propri mezzi per raggiungere la cima» continua la psicologa.
«Una diagnosi corrisponde a una storia, non si può generalizzare, ma possiamo trovare dei punti da cui partire per affrontare il cammino con maggiore serenità, quali ad esempio l’importanza di conoscere e metabolizzare le diverse fasi da compiere, sapere chiedere aiuto e non vergognarsi di mostrarsi deboli, realizzare di essere persone e non solo una malattia, comprendere che la diagnosi ha conseguenze anche su chi ci sta vicino. Contribuire con Donne In Meta a visualizzare questi passaggi è una sfida che raccolgo con grande gioia, certa che anche grazie alla maggiore conoscenza il vissuto delle pazienti può essere migliore» conclude Graffigna.
Prevenzione, ricerca e informazione sono sicuramente una formula vincente. La speranza è che il tumore al seno, in tutte le sue forme, possa essere presto definito una patologia guaribile al 100%. Per raggiungere questo traguardo sicuramente c’è bisogno di terapie sempre più innovative ed efficaci ma il sostegno alle pazienti a 360° rimane fondamentale.
«Il progetto Donne in Meta vuole mettere al centro le pazienti», afferma Cristina Le Grazie, Direttore Medico di Gilead Italia. Queste donne chiedono un’adeguata informazione sulle terapie e che si creino delle relazioni virtuose con il coinvolgimento di chi segue questo percorso insieme a loro, senza che ci siano ritrosie nel chiedere aiuto. L’impegno di Gilead, grazie al sostegno di Europa Donna Italia e Susan G. Komen Italia, anche per il 2022 sarà quello di lavorerà per fare in modo che i loro bisogni siano ascoltati, proprio come un buon gioco di squadra richiede».