Sanihelp.it – In Italia ne soffrono 80.000 persone, ma sono ben 500.000 i pazienti che aspettano una diagnosi: si tratta della celiachia, l’intolleranza permanente al glutine che, nei soggetti geneticamente predisposti, determina la progressiva degenerazione della mucosa intestinale e gravi conseguenze come disturbi gastrointestinali, anemia, osteoporosi.
Per discutere delle scoperte più recenti legate alla celiachia, ma soprattutto per trasferire le conoscenze cliniche in soluzioni pratiche per i pazienti, esperti a livello internazionale – medici e infermieri – e associazioni di pazienti si sono riuniti ad Amsterdam, dal 6 all’8 aprile, per l’International Coeliac Disease Symposium 2009, l’importante appuntamento sul tema giunto alla 13° edizione.
L’unico presidio terapeutico a oggi utile per affrontare la celiachia è la dieta priva di glutine. Gli alimenti privi di glutine, in particolare pane, pasta e prodotti da forno, sono stati finora realizzati con farine ottenute da riso e mais. Allo scopo di mantenere una buona palatabilità e per garantire una buona struttura dell’impasto, spesso le Aziende del senza glutine hanno utilizzato grassi che, pur essendo di origine vegetale, sono poco salutari.
La recente letteratura scientifica ha spesso messo sotto accusa questi prodotti, perché fortemente sbilanciati da un punto di vista nutrizionale. Sono infatti ricchi di grassi, zuccheri e sale mentre hanno bassi livelli di fibra alimentare, minerali e vitamine.
Si stanno allora facendo avanti formulazioni nuove. Oggi il celiaco può trovare anche prodotti a base di farine ottenute dai cereali minori e da pseudo cereali, come per esempio grano saraceno, amaranto e teff. Questi cereali sono importanti fonti di phyto- composti con una elevata attività antiossidante. La comunità scientifica è oggi unanime nell’affermare che questi composti sono in grado di combattere la formazione dei radicali liberi responsabili di numerose patologie cronico- degenerative quali patologie cardio-vascolari, tumori e diabete tipo II.