Sanihelp.it – A dirlo è l’AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), che in occasione del XXVI Congresso nazionale a Roma ha parlato molto di prevenzione.
Molte forme tumorali, infatti, sono dovute a fattori di rischio modificabili, come uno stile di vita scorretto, l’inquinamento ambientale e i virus (questi ultimi sono tumori che si possono prevenire con vaccinazioni oggi disponibili).
200 morti al giorno sono pari a circa 80.000 dei 180.000 decessi annui stimati per cancro in Italia, morti che potrebbero esse evitate con la prevenzione.
I fattori di rischio modificabili sono, per esempio, l’abitudine al fumo, alla quale è attribuita la maggior parte dei casi, l’obesità, il consumo di alcolici, la sedentarietà e l’esposizione eccessiva ai raggi solari.
I consigli del Ministero della Salute per ridurre il rischio di sviluppare alcune forme di tumore:
Non fumare
Adottare un’alimentazione sana ed equilibrata
Ricordare che l’allattamento al seno riduce il rischio di tumore per la mamma
Far vaccinare i ragazzi contro i virus del Papilloma umano (HPV) e dell’epatite B
Evitare un’eccessiva esposizione al sole e usare protezioni solari
Seguire scrupolosamente le istruzioni in materia di salute e sicurezza sul posto di lavoro per proteggersi dall’esposizione ad agenti cancerogeni
Praticare attività fisica regolarmente ed evitare la sedentarietà
Limitare il consumo di alcolici
Aderire ai programmi organizzati di screening oncologici delle aziende sanitarie.
A questo problema se ne aggiunge un altro non di poco conto: l’Italia investe troppo poco sulla sanità, meno degli altri paesi europei.
«È importante che l’Italia recuperi quanto prima questo gap negativo, per continuare a garantire la qualità delle cure e la sostenibilità del servizio sanitario – spiega Francesco Perrone, Presidente AIOM – l’oncologia italiana chiede più risorse alle Istituzioni anche per rispondere alla domanda di assistenza, che è in continua crescita. In Italia, si stima che ogni giorno vi siano circa 1.000 nuove diagnosi di cancro e che questo numero tenda ad aumentare di anno in anno di circa l’1%. A questo si aggiunga la capacità sempre più diffusa di rendere cronica la malattia, grazie al progresso terapeutico. Gli investimenti, finora, non sono stati proporzionati all’aumento di richiesta di cure. Oltre a posti letto e strutture più moderne, mancano medici e infermieri, con differenze troppo ampie tra le Regioni».
