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Mobbing familiare e sul lavoro, come difendersi

Il mobbing è una forma di violenza sempre più diffusa.

Sanihelp.it – Con il termine mobbing s’intende quell’insieme di comportamenti che tendono a emarginare un soggetto dalla realtà di cui fa parte, attraverso una violenza psicologica protratta nel tempo. Esistono diverse forme di mobbing da quello lavorativo al mobbing familiare.


In ambito lavorativo il mobbing assume il significato di pratica vessatoria o più in generale di violenza psicologica continua e duratura da parte del datore di lavoro o dei colleghi nei confronti di un lavoratore, che viene quindi emarginato (es. gli vengono affidati compiti dequalificanti), criticato o messo in ridicolo di fronte a clienti o superiori. In alcuni casi si arriva persino al sabotaggio del lavoro. I motivi di tale persecuzione possono essere diversi (invidia, antipatia, gelosie, diversità religiosa, razzismo, ecc.), ma l’esito è sempre distruttivo poiché induce il mobber (colui che subisce l’atto di violenza psicologica) alle dimissioni volontarie o provocandone addirittura un motivato licenziamento.

Il mobbing lavorativo può avere effetti devastanti. Chi subisce, infatti, risente spesso di stati depressivi o ansiosi, tensione continua. Nei casi più gravi può portare anche al suicidio. Come difendersi, dunque? Dare una risposta esaustiva non è così semplice, dal momento che si tratta di una materia in cui la legislazione è scarsa e ambigua. Se ci si accorge di essere vittime del mobbing all’interno del contesto lavorativo non bisogna cedere allo scoramento e alla depressione, ma organizzarsi per resistere, raccogliendo la documentazione delle vessazioni subite e tenendo un diario delle azioni mobbizanti, con data, ora, luogo, autore, descrizione e persone presenti.

Il mobbing può riguardare anche il contesto familiare quando i comportamenti denigratori sono rivolti verso il coniuge, sminuendo la sua personalità e annullandone l’autostima. Ne è un esempio la sistematica demolizione dell’integrità della personalità attraverso l’insulto, la denigrazione dell’aspetto fisico e delle sue capacità, le provocazioni continue, ecc. Il coniuge che subisce tali vessazioni cade in uno stato di depressione indotta, ma anche di paura o vergogna che spesso impedisce di denunciare quanto subito. Anche in questo caso, se ci si rende conto di essere vittime di mobbing familiare bisogna uscire allo scoperto e denunciare i singoli reati, che sono punibili per legge. La continua denigrazione di un coniuge da parte dell’altro, infatti, può comportare l’addebito della separazione al partner responsabile di tali abusi.

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