Sanihelp.it – Una coppia in un parcheggio, di notte. Effusioni che si fanno via via sempre più spinte. Poi, all’improvviso, uno dei due alza la testa e intravede, all’interno della condensa sui finestrini, un volto. Una frazione di secondo, sembra quasi un’illusione ottica, la paura di farsi scoprire che degenera in una specie di allucinazione.
Spesso non è così. Quel volto è reale e appartiene a una persona che sa vivere la sua sessualità solo di riflesso. Normalmente vengono chiamati guardoni, oggi la pratica si è solo leggermente ingentilita con il termine voyeur, che in realtà significa la stessa cosa, solo in lingua francese. Ma che cosa si nasconde nella mente di un guardone? L’impossibilità di realizzare un rapporto sano con una persona dell’altro sesso, in primo luogo. E anche in questo caso il disturbo è a fortissima prevalenza maschile.
I pazienti affetti d questa parafilia ammettono di non riuscire a mantenere il controllo: disapprovano il loro comportamento ma allo stesso tempo non riescono a farne a meno. Il corto circuito che spiega questa apparente contraddizione consiste nel fatto che solo parte della eccitazione risiede nell’atto del guardare. L’altra parte, infatti, risiede nella paura di farsi scoprire mentre si guarda. Così la paura e l’eccitazione si fondono in un mix esplosivo, o forse sarebbe meglio dire un corto circuito psicologico in cui le contraddizioni sono parte essenziale del gioco erotico.
A questo punto, però sorge spontanea una domanda. Qual è la differenza intrinseca tra vouyerismo e uso di materiale pornografico? la risposta a questa domanda è molto semplice: nessuna. A livello legale, se vogliamo, la sola differenza consiste nel fatto che la coppia che si presta ad essere filmata in situazioni hard è perfettamente consapevole dell’uso che verrà fatto di quel materiale. ma il meccanismo alla base del guardare, per il fruitore, è esattamente lo stesso. Certo, manca la parte relativa al rischio di essere scoperti, ma non deve sorprendere se il crollo del vouyerismo è diventato realtà dopo la liberalizzazione e la ampia diffusione (anche via internet) del materiale pornografico.
Ovviamente non tutti coloro che guardano un sito o un film porno possono essere considerati affetti da un disturbo della sfera sessuale, ci mancherebbe: però non si può fingere di ignorare che una parte vouyeristica, più o meno spiccata, esiste in ogni persona che, sicuramente a ragione, ama definirsi normale.