Sanihelp.it – Da sempre la vulgata psicologica indica che in età adolescenziale si attraversano fasi di innamoramento nei confronti di persone del proprio sesso. Si tratta di omosessualità palese, concreta, reale? O di un momento evolutivo, una tappa obbligata nella costruzione di una sessualità adulta e matura?
La differenza, stando almeno agli studi condotti dai ricercatori del Dipartimento di psicologia applicata dell’Università di Toronto, in Canada, pone un discrimine tra l’omosessualità latente destinata poi a normalizzarsi e quella che, al contrario, diventerà manifesta.
In particolare sono state seguite venticinque ragazze per una decina d’anni, per verificarne l’evoluzione della propria sessualità. Se tutte queste ragazze, nel corso della propria adolescenza, hanno sperimentato l’attrazione sessuale nei confronti di una coetanea, il 32% di questo campione ha avuto nella realtà e non solo nella fantasia comportamenti di tipo omosessuale. Ebbene di questo 32%, il 24% ha poi effettivamente percorso la strada dell’omosessualità, mantenendo intatte le pulsioni nei confronti di altre donne.
La conclusione a cui giungono gli esperti canadesi è grosso modo la seguente: il coraggio di vincere i tabù culturali e di cimentarsi in una esperienza omosessuale rappresenta la fionda in grado di proiettare la persona verso la scelta di genere, anche se magari ha nel contempo avuto esperienze di tipo etero.
La mancanza di questo tipo di opportunità, invece, fa lentamente recedere da questo genere di attrazione fisica e fa in modo che la sessualità si orienti, nel tempo, in direzione eterosessuale. Oppure, come accade per un 10% del campione iniziale, verso nessun tipo di sessualità. Il che si accorda anche con altre recenti statistiche per cui sta tornando di moda la figura del single asessuato, persone che non hanno trovato gratificazione nella vita di relazione, forse perché non hanno saputo o voluto assecondare scelte di genere di tipo differente, più radicale.