Advertisement
HomeBellezzaProtesi difettose: ecco cosa fare

Protesi difettose: ecco cosa fare

I campanelli d'allarme e le raccomandazioni

Sanihelp.it – A fine 2011 tutti gli organi di informazione europea hanno lanciato l'allarme circa la natura pericolosa delle protesi mammarie prodotte dalla società francese PIP (Poly Implants Prothesis) che ne ha venduti circa 400 mila pezzi in tutto il mondo.
In Italia si stima siano state vendute tra le quattro e le cinque mila protesi, anche se è un dato non ufficiale che si basa su quanto dichiarato dalla ditta produttrice.


Gli impianti sono ritenute rischiosi perché prodotti con materiale scadente (un silicone non conforme agli standard internazionali che risulta irritante per i tessuti) e non adatto all'uso medico. Sono fragili, sette volte più soggetti a rottura e sospettati di essere cancerogeni.

Il Ministero della salute francese ha raccomandato la rimozione delle protesi al seno di marca Pip. Una misura a titolo preventivo e senza carattere di urgenza, precisano da Parigi.

Dopo la Francia, altri 28 Paesi hanno raccomandato alle donne con un impianto Pip di ricorrere a un medico per un consulto. Anche l’Organizzazione mondiale della sanità consiglia a chi porta protesi Pip e M-Implant (altro nome con cui sono state commercializzate le stesse protesi) di consultare quanto prima il loro medico o un chirurgo se sospettano una rottura, provano dolore o qualora abbiano una qualunque altra preoccupazione.

I sintomi che possono far sospettare una rottura della protesi sono: infiammazione, indolenzimento o dolore locale, eventualmente diffuso all’ascella, indurimento, distorsione più o meno evidente della forma della mammella, asimmetria.

Secondo dati dell'Aiom, Associazione italiana di oncologia medica, le donne portatrici di tali protesi affette da tumore sono il 10-15%, ma il legame tra l'insorgenza della malattia e la presenza del dispositivo non è stato dimostrato.

Essendo le protesi più economiche presenti sul mercato, i seni al silicone della Pip venivano commercializzati soprattutto in America Latina. La seconda regione di maggior esportazione era l’Europa occidentale: Spagna, Gran Bretagna, Svezia, Germania, Italia, Belgio, Olanda, Svizzera.


L'Istituto superiore di sanità precisa che le protesi PIP sono state ritirate dal commercio in Italia ad aprile 2010.
Chi è stato operato prima di quella data, nonostante non sia stato provato un rischio imminente, dovrebbe sostituire la protesi. Da parte loro, i centri dove sono stati eseguiti gli impianti hanno il dovere di richiamare le donne che hanno subìto l'intervento. Tale operazione dovrebbe essere totalmente risarcita alle donne.

E intanto si torna a parlare della necessità di un Registro nazionale delle protesi al seno, che ne garantisca la tracciabilità. Il progetto rientra in un disegno di legge predisposto dal sottosegretario alla Salute del governo Berlusconi, Francesca Martini.
Dovrebbe essere collegato a una banca dati nazionale dove vengono registrati il numero degli interventi effettuati, i materiali usati per le protesi, le strutture dove vengono effettuati gli interventi e gli esiti degli stessi. Tutto ciò per avere un quadro epidemiologico preciso ed evitare che accadano di nuovo episodi di questo tipo.

Video Salute

Ultime news

Gallery

Lo sapevate che...