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Il legame fra sonno e diabete di tipo 2

Sanihelp.it – Se il sonno non è di qualità o di durata sufficiente ci sono delle ripercussioni sulla salute fisica e mentale, specialmente in caso di diagnosi di diabete di tipo 2. 


Esistono prove di una stretta associazione tra la durata del sonno e l'incidenza del diabete di tipo 2: se si considera una normale durata del sonno di 7 ore al giorno, un sonno breve (<6 h) o troppo lungo (>9 h) determinano un aumento fino al 50% del rischio di sviluppare diabete di tipo 2, compresa la progressione dal prediabete. 

Ogni aumento o diminuzione di un’ora di sonno,  si  associa a un eccesso di rischio di diabete di tipo 2 del 9-14: questo concetto è stato ribadito con forza durante Panorama Diabete, il congresso nazionale della SID in corso a Riccione. 

Diversi studi hanno calcolato che fino ad 1/3 delle persone con diabete ha una qualche alterazione del sonno, rispetto all’8,2% delle persone senza la malattia.

Tali alterazioni possono riguardare la durata o la qualità del sonno e tendono a generare sonnolenza diurna, problemi di memoria e cognitivi.

I disturbi del sonno possono essere anche precedenti alla diagnosi: si è visto infatti che la frammentazione del sonno è correlata a insulino-resistenza nelle persone affette da obesità senza diabete 

«Il sonno è regolato da una cascata di eventi molto complessa- ha tenuto a precisare il Prof. Gian Paolo Fadini, Consigliere Nazionale SIDinsonnia, scarsa durata del sonno, risvegli frequenti, sonno frammentato, e risvegli precoci determinano una ridotta sensibilità all’insulina e innescano un circolo vizioso. Si tratta di effetti concreti sul metabolismo, come riduzione della tolleranza al glucosio, aumento dell’insulino resistenza e disfunzione delle cellule beta. La carenza di sonno, se cronica, si associa anche ad un peggiore comportamento alimentare, con assunzione di cibi più ricchi di grassi e zuccheri. Le persone con obesità e diabete presentano spesso apnee ostruttive che provocano risvegli notturni e sonnolenza diurna. Inoltre, le persone con diabete e neuropatia periferica lamentano spesso intorpidimento, formicolii e dolore agli arti inferiori. La sindrome delle gambe senza riposo, infatti, interessa una persona con diabete su 5».  


Il sonno è un elemento dei ritmi circadiani ed è regolato anche da vari neurotrasmettitori: insonnia e diabete potrebbero avere una matrice comune nel GABA (acido gamma amino butirrico) che è prodotto anche a livello del pancreas.

Anche l’oressina, un neurotrasmettitore coinvolto sia nel ritmo sonno-veglia, sia nel metabolismo del glucosio potrebbe essere coinvolto perché  suoi livelli diminuiscono in presenza di apnee ostruttive, obesità e depressione.

La breve durata del sonno e la privazione del sonno sono anche associati a livelli elevati di cortisolo e citochine pro-infiammatorie, cambiamenti nelle adipochine secrete dal tessuto adiposo, aumento della lipolisi e aumento della fame e dell'appetito, in gran parte determinati da diminuzione dei livelli di leptina e aumento di quelli di grelina.

Anche il cronotipo è stato collegato al diabete di tipo 2: coloro che hanno una preferenza ‘serale’ cioè, andare a letto tardi e alzarsi tardi, avevano una probabilità aumentata di 2,5 volte di avere diabete di tipo 2 rispetto ai cronotipi mattutini (cioè coloro che prediligono andare a letto presto ed alzarsi presto).

 «In un'ottica di presa in carico multidisciplinare, anche il sonno è un elemento che dovrebbe essere indagato di routine- sottolinea la Professoressa Raffaella Buzzetti Presidente SID – tra diabete e sonno, infatti, si instaura una ‘relazione tossica’ che non solo determina l'aumento dei livelli di glucosio e insulina a digiuno ma anche dell'emoglobina glicata, ad indicare e un peggiore controllo metabolico. L'ultima Consensus ADA/EASD ha posto il sonno come una delle componenti centrali nella gestione del diabete di tipo 2, dandogli pari dignità a fattori di stile di vita come dieta e l'esercizio fisico». 

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FonteSID

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