Sanihelp.it – Il sarcoma di Ewing, che prende il nome dal suo scopritore, può comparire a qualunque età, ma è più frequente negli adolescenti e nei giovani adulti.
Di solito si sviluppa dalle ossa, ma può originare anche dai tessuti molli adiacenti. Le ossa più comunemente coinvolte sono il femore, la tibia, il bacino, le costole e raramente le vertebre. Il tumore è localizzato se coinvolge solo l’organo di origine, o metastatico se si è diffuso ad altri organi, come polmoni, midollo osseo e altre ossa.
Si tratta di una malattia genetica, ma non ereditaria, i cui sintomi sono in genere dolore, tumefazione e febbre.
La terapia è chirurgica, ma si impiegano anche chemioterapia e radioterapia.
La guarigione riguarda il 70% dei soggetti colpiti, percentuale che scende se al momento della diagnosi sono già presenti metastasi.
Oggi c’è però un lavoro svolto dall’IRCCS Istituto ortopedico Rizzoli (Ior) di Bologna, pubblicato su Cancer Immunology Research, che offre una speranza nuova. Il team di scienziati, guidato da Katia Scotlandi, a capo del Laboratorio di Oncologia sperimentale, ha scoperto una funzione inedita dell'antigene CD99. Un antigene è una molecola riconosciuta come estranea dal sistema immunitario e, in questo caso, l’antigene CD99 viene sollecitato, tramite il riconoscimento da parte di specifici anticorpi, a indurre la morte delle cellule tumorali. CD99 attiva segnali chiamati eat me (mangiami) e inibisce segnali opposti don’t eat me (non mangiarmi) sulla superficie delle cellule neoplastiche, cosa che favorisce l’attività di fagocitosi da parte dei macrofagi (sui quali è espresso anche l’antigene CD99), cellule immunitarie in grado di inglobare e neutralizzare cellule o molecole pericolose, che riescono così ad attaccare il tumore.
Si spera quindi di avere a breve una nuova terapia contro il sarcoma di Ewing e altre patologie tumorali.