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Lavorare troppo fa male al cervello

Sanihelp.it – Lungi dall’essere un vanto, ormai lavorare troppo non è più uno status symbol, ma una condizione che la maggior parte delle persone vorrebbe evitare. Negli anni ‘80 e ‘90 essere molto impegnati era appannaggio di persone importanti, ricercate, con un lavoro pregiato e probabilmente ben pagato. Oggi invece la vita moderna ci impone ritmi serrati e una mole di informazioni che, rispetto al passato, invadono le nostre vite e ci costringono a maratone mentali mai affrontate in passato, con evidenti ripercussioni sulla salute.


Anche se sopravvive la sensazione che essere impegnati equivale ad avere un lavoro importante, di fatto la maggior parte dei lavoratori vorrebbe lavorare di meno. Si moltiplicano le ricerche che indicano come diminuire le ore di lavoro aumenterebbe la produttività e il benessere. Al contrario, stare troppe ore in ufficio non aumenta la produttività, ma diminuirebbe il rendimento.

Si rileva, infatti, che dopo le 17.00 la memoria riduce del 12% le sue capacità (se non abbiamo fatto una pennichella di 15 -20 minuti dopo pranzo), in più rallentano le capacità di concentrazione e di pianificazione. Insomma, il troppo lavoro mentale si può assimilare al troppo lavoro fisico. Così come il corpo invecchia e si ammala con un lavoro intensivo, così il troppo lavoro mentale indebolisce il cervello (in entrambi i casi, la palestra fisica e mentale fatta con metodo sarebbe un fattore protettivo dall’eccesso di lavoro).

L’ideale, dicono gli studiosi, sarebbe lavorare 25 ore a settimana. Ne beneficerebbe il fisico, il cervello e la vita privata. Alcuni Stati del Nord Europa lo stanno sperimentando, ma in Italia è un traguardo lontanissimo e pieno di insidie. Attenzione, però: lavorare ancora meno fa male, oltre che al cervello, anche al portafoglio! 

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