Sanihelp.it – Uno studio pubblicato su The Obesity Society e condotto dal ricercatore Francantonio Devoto e coordinato dal professor Eraldo Paulesu, entrambi del dipartimento di Psicologia di Milano-Bicocca in collaborazione anche con l’Università Statale di Milano e gli IRCCS MultiMedica e IRCCS Galeazzi-Sant’Ambrogio, ha evidenziato come l’eccessivo desiderio per il cibo nell’obesità si rifletta su specifici circuiti cerebrali.
Nelle persone obese, nello specifico la visione di immagini di alimenti crea un eccessivo desiderio per il cibo: alla base del fenomeno un rinforzo delle connessioni tra aree del desiderio con specifiche aree visive e una minore connessione con le regioni di controllo frontali.
Lo studio in questione, per la prima volta dimostra che nelle persone obese l’area tegmentale ventrale del cervello (VTA), cruciale per i comportamenti motivati, presenta una connettività aumentata con altre regioni cerebrali.
Le strutture coinvolte riguardano la motivazione e l’apprezzamento della ricompensa, legati alle proprietà gratificanti del cibo. L’obesità è quindi accompagnata da un’alterazione funzionale del cervello anche quando non è coinvolto in specifici processi cognitivi o sensoriali, ovvero a riposo.
L’area tegmentale ventrale del cervello (VTA) da un lato è iperconnessa con parte della corteccia occipito-temporale ventrale, deputata all’elaborazione visiva delle immagini del cibo: questa connessione più stretta riflette un’associazione più forte tra stimolo (la vista del cibo) e ricompensa (il consumo di cibo); dall’altro lato è ipoconnessa con il lobo frontale: questa connessione più debole spiegherebbe un controllo cognitivo alterato sul desiderio per il cibo e del comportamento verso gli alimenti ad alto contenuto calorico.
Secondo i ricercatori le vie anatomiche funzionali analizzate sono coinvolte nel desiderio di cibo. I dati raccolti suggeriscono che gli stimoli visivi legati al cibo possono diventare eccessivamente salienti attraverso una connettività sbilanciata del sistema di ricompensa con le regioni visive sensoriali specifiche e la corteccia prefrontale coinvolta nel controllo cognitivo.
I risultati ottenuti dal team di scienziati aprono la strada a nuovi interventi per il trattamento dell’obesità: lo studio fornisce il razionale per l’utilizzo di tecniche di neuromodulazione cerebrale non invasiva durante compiti specifici per ricalibrare la connettività della corteccia frontale laterale con le regioni mesencefaliche della motivazione.