Sanihelp.it – Secondo la classifica dei punti nascita per volume annuale di parti (fonte dei dati è il PNE 2018 di Agenas, riferito all'anno 2017) disponibile sul sito doveecomemicuro.it, nel nostro Paese, gli ospedali più performanti si concentrano in 6 regioni, tutte al centro-nord. Quello che vanta il più alto numero di nati è il Sant'Anna – A.O.U Città della Salute e della Scienza di Torino. Ad aggiudicarsi il 2° posto l'Ospedale Maggiore Policlinico – Clinica Mangiagalli di Milano. Al 3°, al 4° e al 5° si riconfermano l'Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma, l'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e il Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma.
Il Policlinico Casilino di Roma entra in classifica e si aggiudica il 6° posto seguito, al 7°, dall'Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze e, all'8°, dall'Ospedale San Giovanni Calibita Fatebenefratelli di Roma. Difendono il 9° e il 10° posto, rispettivamente il Presidio Ospedaliero Spedali Civili di Brescia e l'Ospedale dei Bambini Vittore Buzzi – ASST Fatebenefratelli-Sacco di Milano, mentre l'Ospedale Maggiore C.A. Pizzardi di Bologna guadagna due posizioni aggiudicandosi l'11° posto. Seguono, al 12°, l'Azienda Ospedaliera di Padova, al 13°, il Policlinico Sant'Orsola – Malpighi di Bologna, al 14°, l'Ospedale Borgo Trento – Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona e, al 15°, il Policlinico di Modena.
«Le evidenze scientifiche dimostrano che il volume di attività può avere un impatto significativo sull’efficacia degli interventi e sull’esito dell’assistenza per madre e neonato», spiega Elena Azzolini, medico specialista in Sanità Pubblica e membro del comitato scientifico di www.doveecomemicuro.it. Perciò le autorità ministeriali hanno stabilito – con l'Accordo Stato Regioni del 2010 – la soglia minima di 1.000 parti annui tra i punti fermi per valutare la bontà di una struttura. Dei 445 ospedali pubblici o privati accreditati che in Italia effettuano almeno 10 parti all'anno, solo 172 (il 38,7% del totale) superano i 1.000 parti annui: il 43% si trova al nord, il 20,3% al centro e il 36,6% al sud. Diminuiscono, di anno in anno, anche gli ospedali che effettuano meno di 500 parti annui che, in base all'accordo Stato Regioni del 2010, dovrebbero essere già chiusi.
«Per garantire una maggiore sicurezza, questi centri andrebbero accorpati o riconvertiti per esempio in ambulatori. Tuttavia nelle valli o in montagna, località difficili da raggiungere, i punti nascita devono esserci anche se i loro volumi di attività non sono in linea con gli standard», spiega Grace Rabacchi, Direttore Sanitario dell'Ospedale Sant'Anna – A.O.U Città della Salute e della Scienza di Torino.
La giusta proporzione di tagli cesarei, insieme ai volumi, è tra i fattori più importanti a cui guardare al momento di scegliere l'ospedale, perché è indicativo dell'adeguatezza dell’assistenza prestata. In Italia, il regolamento del Ministero della Salute sugli standard quantitativi e qualitativi dell’assistenza ospedaliera fissa i valori massimi relativi ai cesarei primari al 25% per le maternità che effettuano più di 1.000 parti annui e – come detto precedentemente – al 15% per quelle che ne eseguono meno di 1.000.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, invece, afferma fin dal 1985, che una proporzione di cesarei superiore al 15% non è giustificata. «Rispetto al parto vaginale, il cesareo comporta maggiori rischi per la donna e per il bambino, per cui dovrebbe essere effettuato solo in presenza di indicazioni materne o fetali specifiche», spiega Azzolini.
Sebbene l'Italia sia tra i Paesi che effettuano più cesarei in Europa, negli ultimi anni si è assistito a un costante miglioramento della situazione: dal dato medio nazionale del 29% del 2010 si è passati, infatti, al 23,3% del 2017 (anno in cui si stima che a oltre 17mila donne è stato risparmiato un taglio cesareo primario). Nell'ultimo anno di valutazione la percentuale è scesa: nel 2016, infatti, la media nazionale si attestava al 24,5%.
Come scegliere il punto nascita? Non si può prescindere dall’andamento della gravidanza: se insorgono patologie a carico della donna o del nascituro durante l’attesa bisogna puntare su un centro hub di secondo livello che disponga di strumentazione adeguata e di una Terapia Intensiva Neonatale. «Invece, se la gravidanza è fisiologica, la futura mamma può scegliere di farsi seguire presso i consultori e di partorire negli ospedali spoke di primo livello – ben collegati ai centri hub di secondo – purché vantino adeguati volumi di attività», spiega Grace Rabacchi.
È fondamentale informarsi per tempo per capire se la struttura prescelta risponde alle proprie esigenze: se dispone cioè di un servizio di analgesia epidurale gratuita h24 7 giorni su 7, di una vasca per il parto in acqua e di un servizio di rooming-in 24 ore su 24, se è un centro di raccolta del sangue del cordone ombelicale o se è presente una Terapia Intensiva Neonatale.