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Bambini intossicati: dai farmaci ai cibi, come difenderli?

Vademecum per i genitori

Sanihelp.it – In Italia sono circa 60.000 i casi di intossicazioni acute registrati nell’ultimo anno, 19.500 dei quali riguardano bambini e adolescenti fino a 17 anni. Sono i dati allarmanti presentati in occasione del Congresso della Società Italiana di Medicina di Emergenza ed Urgenza Pediatrica Sezione Umbria. Nel nostro Paese, le intossicazioni acute nei bambini rappresentano oltre il 40% dei casi di avvelenamento segnalati ai Centri Antiveleno e costituiscono il 3% dei ricoveri ospedalieri e il 7% dei ricoveri d’urgenza, con un tasso di mortalità che oscilla tra 0,1% e 0,3%.


Principali responsabili del 45% delle intossicazioni acute sono i farmaci. A seguire prodotti per l’igiene domestica (26%), pesticidi (7%), alimenti (4,7%), prodotti industriali (3%), piante (2,3%). Nausea, vomito, tachicardia, cefalea e, nei casi più gravi, perdita di coscienza e convulsioni i principali sintomi che possono manifestarsi immediatamente dopo l’ingestione/inalazione o dopo 12-48 ore. Nell’88% dei casi l’ambito domestico è il luogo principale in cui avviene l’intossicazione e il 92% si verifica in maniera accidentale.

«Davanti a un sospetto di avvelenamento è indispensabile individuare la tipologia della sostanza tossica ingerita e consultare immediatamente il pediatra o recarsi tempestivamente in un Pronto soccorso – ha commentato la professoressa Susanna Esposito, coordinatore scientifico del Congresso Simeup Umbria e Professore Ordinario di Pediatria all’Università degli Studi di Perugia -. È altrettanto opportuno ricordare di non indurre il vomito in caso di ingestione schiumogena o caustica.

Nel caso in cui vi fosse un contatto cutaneo è necessario rimuovere gli indumenti contaminati e lavare accuratamente la cute, senza strofinare con acqua corrente, mentre nel caso di contatto con gli occhi è opportuno un lavaggio prolungato a palpebre aperte con acqua a getto continuo. Si tratta di misure generali di primo soccorso pre-ospedaliero che possono rivelarsi importantissime. Fondamentale, poi, portare con sé il contenitore della sostanza responsabile e accertarsi della quantità ingerita e del tempo trascorso dall'assunzione».

Nel lattante e nella prima infanzia la causa principale di intossicazione acuta è la non corretta somministrazione di farmaci: il sovradosaggio e l’interazione tra più principi attivi possono portare a intossicazione. «Il bambino acutamente intossicato, soprattutto nei primissimi anni di vita, può presentare un quadro clinico molto diverso rispetto all’adulto – ha evidenziato Franca Davanzo, direttore S.C. Centro Antiveleni Dipartimento Emergenza Urgenza E.A.S. Ospedale Niguarda di Milano – Questo in rapporto all’immaturità anatomo-funzionale degli organi bersaglio. Solo dopo i 5-6 anni di età, soprattutto per quanto riguarda le alterazioni dello stato di coscienza, la risposta clinica all’insulto tossico diventa simile a quella dell’adulto».

Le intossicazioni acute in età pediatrica si registrano soprattutto in fasce orarie in cui i genitori sono impegnati nella preparazione dei pasti e meno attenti alla sorveglianza dei bambini. Nella maggior parte dei casi, gli avvelenamenti accidentali potrebbero essere evitati seguendo delle precise regole.

Conservare i prodotti potenzialmente tossici, anche farmaci, fuori dalla portata dei bambini.
Non travasare questi prodotti in recipiente a uso alimentare.
Non mixare prodotti diversi per l’igiene domestica, per esempio acidi con candeggina.
Non somministrare farmaci senza prescrizione medica e attenersi al foglietto illustrativo.
Conservare i farmaci nella loro confezione originale e non lasciarli incustoditi.
Non ingerire bacche o parti di piante.
Non raccogliere funghi se non si è esperti e tanto meno ingerirli.
Verificare il corretto funzionamento degli impianti di riscaldamento per contrastare il rischio di intossicazione da monossido di carbonio.


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FonteSimeup

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