Sanihelp.it – Il 40% dei casi di infertilità di coppia è da ricondurre a patologie maschili, che in gran parte possono essere prevenute con visite andrologiche compiute nella prima infanzia o nell'adolescenza e con la trasmissione di alcune semplici nozioni comportamentali.
Il messaggio, che ribadisce la necessità di riconoscere il ruolo dell'andrologo nella diagnosi e nella terapia dell'infertilità di coppia, oggi troppo spesso trascurate a favore di un immediato ricorso alle tecniche di fecondazione assistita, proviene dal XXII° Congresso Nazionale della SIA – Società Italiana di Andrologia, in corso in questi giorni (1-4 ottobre 2005) a Liscia di Vacca – Arzachena.
«La nostra esperienza in questi anni ha evidenziato che una accurata anamnesi finalizzata al corretto inquadramento terapeutico dei fattori causa di infertilità maschile, in particolare varicocele e prostato vescicolo epididimiti, ha permesso di ottenere gravidanze per via naturale nel 21% dei casi», ha dichiarato il dottor Rocco Rago dell'Unità Operativa di Andrologia e Fisiopatologia della Riproduzione dell'Ospedale S.M Goretti di Latina.
Durante il Congresso è stata sottolieata anche la relazione psicologica tra i problemi di infertilità e l'equilibrio della coppia, il tono dell'umore e i livelli d'ansia.
A farne le spese, secondo uno studio condotto dal Dipartimento di Scienze Ginecologiche, Perinatologia e Puericoltura e dalla Facoltà di Psicologia dell'Università La Sapienza di Roma, sarebbero soprattutto le donne, siano esse portatrici della causa di infertilità o partner di maschi infertili.