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Le bacche… dell’euforia

Sanihelp.itI segreti della foresta


Potrebbero essere ancora numerose le piante sudamericane o africane che, già usate da tempo immemorabile dagli indigeni a scopo stimolante, eccitante o narcotico, sarebbero in grado, opportunamente trattate nei laboratori scientifici, di fornire efficaci prodotti curativi  La poca attenzione all’esistenza di tali piante (l’infelice storia delle foreste amazzoniche lo dimostra), insieme ad una infinità di problemi di carattere sociale, etnico, politico e alla gelosa vigilanza operata dagli indigeni di alcune zone dell’Amazzonia,limita questo potenziale terapeutico.
 Proprio partendo dall’Amazzonia, e precisamente dal Brasile, la scoperta di un elemento straordinario per le sue proprietà ha fatto gridare al miracolo. Questo prodigio ha un nome: Paullinia cupana, meglio conosciuta come Guaranà.
 Il territorio che comprende Brasile, Venezuela, Colombia, Guiana ed Ecuador è ricchissimo di fiui, di vento, di sole e di foreste, ma lo sfruttamento delle ricchezze naturali avviene in modo sconsiderato, scavando enormi invasi nel cuore della foresta per sfruttare il potenziale idroelettrico e distruggendo così intere aree di fauna e di flora, oppure abbattendo una grande quantità di alberi per produrre energia.
 Gli indios però sono molto attenti a non abbattere la Paullinia cupana, una liana legnosa rampicante che arriva fino a dodici metri di altezza e può appoggiarsi agli alberi della foresta o restare eretta senza sostegno. Il suo habitat è lungo i corsi fluviali nella regione adiacente il lato destro del Rio delle Amazzoni: cresce spontanea, ma è anche coltivata in serra per rendere più agevole lo sfruttamento. Perché la Paullinia cupana con la varietà sorbilis e fortemente richiesta dal mercato per le sue proprietà anche afrodisiache.

Tonificante naturale

 I frutti di questa pianta, le bacche, di un bei colore rosso, sono usati dagli indigeni per le loro specifiche prerogative: sono antifebbrili, antinevralgici, antidiarroici, anaigesici, a volte narcotici,danno euforia ed i consumatori abituali riescono a raggiungere un’età ragguardevole, tra i 95 e i 110 anni, in buona forma fisica e in condizione di poter generare. Gli uomini conservano la fertilità anche da vecchi.
 I semi, dal rivestimento fine e dal colore lucido, hanno grandi cotiledoni bianchi, semisferici, e contengono una buona riserva di fecola.
 Considerato “elisir di lunga vita” il Guaranà è il prodotto ricavato dai semi della Paullinia. Alcuni studi mostrano che la caffeina, la teobromina e la teofillina, principali costituenti del vegetale, agiscono in sinergia sul sistema cardiovascolare, su quello nervoso centrale, sulla muscolatura liscia e su quella scheletrica, sui reni. Del cuore vengono stimolate contrazioni e ritmo, i vasi sanguigni si dilatano, aumenta gagliardo il flusso nelle coronarie e nelle arterie polmonari, la circolazione cerebrale è scorrevole. L’azione sul sistema nervoso centrale e sulla muscolatura si esplica con funzioni protettive e rilassanti, i reni si depurano.
 Il nome di Paullinia fu dato alla pianta in omaggio al botanico danese Simon Paulli che per primo se ne interessò, il nome della specie,cupana, trae invece origine dalla denominazione locale, mentre quello della varietà sorbilis deriva dal latino “sorbere” ed è chiaro riferimento all’uso della droga.
 Guaranà proviene da una parola indiana e dovrebbe significare “grande albero della foresta”. Il Guaranà era conosciuto in epoca precolombiana come bevanda tipica della tribù Maués.

La ricetta tradizionale

 Per la preparazione delle bevande gli indios Maués, dopo la raccolta che avveniva con grande tripudio, tritavano i frutti impastandoli con acqua, polvere di cacao, altre fecole e semi interi. Arrotolavano quindi il tutto in bastoncini corti che, affumicati, erano venduti a varie altre tribù del Mato Grosso, Bolivia, Venezuela.
 Per uso proprio, gli indios Maués conservavano la pasta del Guaranà sulla lingua ossea del pesce Pirarucò, un gigante ittico che popola le acque dei fiumi locali. Il Guaranà si consumava, e si consuma, sempre disciolto in una tazza d’acqua al mattino.
 Tutte le fasi preparatorie erano accompagnate da riti di carattere magico, organizzati allo scopo di ottenere favori dagli dei, favori che andavano dalla protezione delle colture contro gli spiriti maligni alla richiesta di pioggia o del successo in guerra o in amore e comunque ricordando sempre con danze e rituali la comparsa della pianta sulla Terra. La leggenda racconta che: «…La Paullinia sia nata dopo la morte per assassinio di un ragazzo nato da una vergine fecondata da un serpente. Insieme alle piante spuntò dalla Terra anche il ragazzo che diventò ca postipite della tribù Maués».

Paese che vai…


 Paese che vai… miracolo che trovi: in Brasile il miracolo si chiama guaranà. E reclamizzato soprattutto dagli indigeni ultracentenari che raccolgono e consumano le bacche della felicità, e sono garanzia vivente delle loro proprietà. In altri Paesi si sta studiando un altro sistema per allungare la vita: alterando geneticamente i processi metabolici si potrebbe modificare l’arco dell’esistenza.Questo sistema ha funzionato per un moscerino il cui gene modificato ha obbligato l’organismo dell’insetto (la Drasophila melanogaster) ad un minore assorbimento di energia a livello cellulare: una specie di dieta per le cellule.Perché non potrebbe funzionare per l’uomo, considerando che quasi il 60 per cento dei geni di questo insetto si trovano anche nel DNA degli esseri umani?
 Alla scienza l’ardua sentenza. Per il momento è sicuramente più facile e più eccitante bere una fumante tazza di guaranà.

Adriana Del Prete

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