Sanihelp.it – In Italia, ogni anno circa 11.000 persone subiscono l’amputazione dell’arto inferiore, totale o all’altezza del femore, a causa di malattie vascolari o infiammatorie, tumori, incidenti e correzioni di malformazioni congenite.
Questi pazienti oltre al trauma fisico incorrono in un forte shock a livello psicologico e sociale, dovuto alla perdita di autonomia, sicurezza e libertà del movimento.
I recenti sviluppi tecnologici, però, hanno permesso di realizzare protesi in grado di migliorare notevolmente la qualità della vita delle persone amputate.
La più innovativa è il ginocchio elettronico C-LEG, prodotto da Otto Bock, azienda tedesca leader mondiale nell’area della tecnica ortopedica e della riabilitazione.
«Si tratta di un dispositivo a controllo idraulico», ci spiega l’ingegner Verni del centro protesi INAIL di Budrio (Bo), «che viene applicato alle protesi dei pazienti che abbiano subìto amputazione totale o parziale di una o di entrambe le gambe. L’innovazione è recente, anche se la tecnologia del ginocchio elettronico è in uso già dal 1999».
Grazie a un sofisticato software appositamente sviluppato, C-LEG, contrariamente alle protesi meccaniche, è in grado di leggere il terreno e di interpretare l’andatura del paziente, permettendogli di scendere le scale alternando passo destro e sinistro, di rimanere in piedi per diverse ore, di camminare su rampe scoscese e irregolari, di andare in bicicletta, sciare, pattinare e ballare variando la propria andatura con semplicità e naturalezza, senza dover pensare di farlo.
Grandi vantaggi, insomma, che hanno spinto già molti ad affidarsi a questa tecnologia.
«Infatti», continua Verni. «Nonostante il costo di applicazione si aggiri intorno ai 16 mila euro, sono già quasi 400 i pazienti a cui è stato applicato il ginocchio elettronico. Naturalmente, trattandosi di un dispositivo complesso e delicato, il paziente viene addestrato all’uso e seguito costantemente».
«Dopo un adeguato percorso riabilitativo», conclude Alessandro Coppi, Amministratore Delegato di Otto Bock, «il paziente amputato potrà recuperare un buon livello di funzionalità per affrontare attivamente l’impegno professionale e il tempo libero».