Sanihelp.it – Le coronopatie sono alterazioni delle arterie coronariche del cuore.
Colpiscono le strutture vascolari con lesioni di natura anatomica o funzionale: arteriosclerotica, processi infiammatori o di altro tipo, responsabili di un apporto di sangue non adeguato al muscolo cardiaco.
Coronopatie: di cosa si tratta
Viene definita coronopatia una malattia del cuore responsabile di un apporto ematico non adeguato, condizione che può avere conseguenze nefaste.
Le arterie principali che vascolarizzano il cuore sono tre: l'arteria coronaria, l'arteria circonflessa e l'arteria intraventricolare.
Un accumulo di depositi di grasso di consistenza cerosa (costituito da colesterolo, calcio e altre sostanze che viaggiano nel sangue) noto come placca, va a depositarsi sulle pareti interne delle arterie rendendole rigide e irregolari e impedendo al flusso sanguigno di irrorare il miocardio.
Le ostruzioni, che possono essere singole o multiple, presentano vari livelli di gravità e ubicazioni differenti.
Nel tempo, i depositi di grasso restringono il lume delle arterie coronarie riducendo l'apporto di sangue e ossigeno al cuore.
Questa riduzione del flusso sanguigno può causare angina (dolore al torace), dispnea (difficoltà respiratorie) e altri sintomi mentre l'ostruzione completa può indurre l'arresto cardiaco.
I fattori di rischio per le cardiopatie
Quali sono i fattori di rischio che possono predisporre all'indurimento delle arterie (oltre all'invecchiamento)?
Gli uomini sono esposti a un maggiore rischio, in particolare dopo i 45 anni, mentre per le donne il rischio aumenta con il sopraggiungere della menopausa.
Altri fattori di rischio sono il fumo, lo stress, la pressione sanguigna alta, la sedentarietà, il sovrappeso e l'obesità, alcune malattie come il diabete, anamnesi familiare di cardiopatia, certi tipi di terapia con radiazioni al torace, trigliceridi alti.
Coronapatie e trigliceridi alti: la correlazione
Come abbiamo visto, tra i fattori di rischio delle cardiopatie figurano anche i trigliceridi alti, elevati livelli di colesterolo LDL cattivo e livelli bassi di colesterolo HDL buono nel sangue.
L'ipertrigliceridemia fa parte delle cosiddette dislipidemie, un'alterazione del setting di valori della componente lipidica nel sangue.
Si arriva alla diagnosi di trigliceridi alti misurando con appositi esami ematochimici i livelli plasmatici di trigliceridi, colesterolo e delle singole lipoproteine.
Le cause possono essere primarie o genetiche e secondarie ovvero associate allo stile di vita o ad altre patologie.
Le dislipidemie primarie sono provocate da mutazioni genetiche che causano un'eccessiva produzione o un difetto di eliminazione dei trigliceridi e colesterolo LDL oppure produzione o un eccesso di eliminazione di HDL.
Tra le cause secondarie, invece, un ruolo cruciale lo gioca lo stile di vita associato a un'alimentazione ipercalorica con un elevato apporto di grassi saturi aggravato dalla sedentarietà.
Ancora, possono essere cause secondarie dei trigliceridi alti l'abuso di alcol, il diabete, il fumo, ipotiroidismo, nefropatie croniche, utilizzo di farmaci, cirrosi biliare e altre patologie del fegato che comportano la colestasi.
Per arrivare alla diagnosi di trigliceridi alti, si procede a rilevare il profilo lipido sierico: colesterolo totale, trigliceridi, colesterolo HDL misurati e colesterolo LDL e VLDL calcolati.
Il sospetto di dislipidemia sopraggiunge quando ci sono anche reperti fisici o manifestazioni delle sue complicanze quali l'aterosclerosi.
Ci si potrebbe trovare di fronte a una dislipidemia primaria quando i pazienti hanno segni fisici di dislipidemia, una storia familiare di disturbo aterosclerotico, insorgenza di malattia aterosclerotica prima dei 60 anni e colesterolo sierico maggiore di 240 mg/dL
Ma come si contrastano i trigliceridi alti?
La prima mossa da attuare è quella di modificare le abitudini alimentari errate con una dieta equilibrata e attività fisica, riducendo l'apporto di zuccheri, limitando l'alcol, perdendo peso e smettendo di fumare.
Utile anche assumere omega-3 e fondamentale tenere sotto controllo la glicemia.
Se tutto ciò non fosse sufficiente, andrà iniziata sotto controllo medico la terapia farmacologica con gli ipolipemizzanti con fibrati, statine ed omega-3 ad alte dosi.
Iniziata la terapia, vanno monitorati i livelli di lipidi ogni due o tre mesi subito dopo l'avvio della farmacoterapia e, successivamente, una o due volte l'anno se i lipidi si sono stabilizzati.
I sintomi delle coronopatie e la diagnosi
Una coronopatia può svilupparsi nel corso di molti anni (anche a partire dall'infanzia) in maniera silente e spesso non presenta sintomi fino al momento in cui il blocco non arriva a uno stadio grave o potenzialmente mortale.
Tra i primi sintomi riconoscibili può esservi la sensazione che il cuore sia sottoposto a uno sforzo maggiore del solito, per esempio durante l'esercizio fisico.
I sintomi possono comunque manifestarsi anche durante il riposo e quando non si è impegnati in alcuna attività.
La sintomatologia riferibile varia da persona a persona ma tra i principali campanelli di allarme figurano affanno, dolore alla spalla o al braccio, angina (dolore o fastidio al torace), sensazione di estrema spossatezza durante l'attività fisica, piedi gonfi, dolore al petto atipico nelle donne, fugace o acuto, e localizzato sul braccio, nella schiena o nell'addome.
Quando si pensa di aver riconosciuto un sintomo riconducibile alla coronopatia, è necessario rivolgersi prontamente al medico.
Per formulare la diagnosi lo specialista raccoglierà informazioni sui sintomi, l'anamnesi medica e i fattori di rischio e, sulla base di questi elementi, prescriverà gli esami più adatti a valutare lo stato di salute delle arterie.
Gli esami principali sono elettrocardiogramma, ecocardiogramma, prova da sforzo, tomografia computerizzata a fascio di elettroni, risonanza magnetica cardiaca (anche sotto stress), angiografia, angiografia con risonanza magnetica, radiografia, analisi del sangue, ecografia intravascolare e angiografia con TC.
Il trattamento delle cardiopatie
Sono varie le misure da adottare per controllare la malattia cardiovascolare come l'assunzione dei farmaci adeguati, modificare l'alimentazione e praticare attività fisica.
Nel caso tutto ciò non fosse sufficiente, il medico potrà consigliare un intervento chirurgico di by-pass aorto-coronarico.
In alcuni pazienti l'alternativa al by-pass è rappresentata dalla chirurgia aorto-coronarica mini-invasiva di cui fanno parte l'impianto di uno stent (tubicini espandibili con una struttura a rete utilizzati per mantenere le arterie pervie), angioplastica coronarica con palloncino e la chirurgia di by-pass aorto-coronarico mini-invasiva.
Sarà lo specialista di riferimento a stabilire il trattamento migliore per il singolo paziente in base al quadro clinico, alla localizzazione e gravità delle ostruzioni valutando nel contempo i rischi futuri.
L'innovazione grazie all'intelligenza artificiale
L'innovazione nel riconoscimento arriva dalla Cina grazie all'intelligenza artificiale.
Infatti, alcuni medici cinesi hanno collaborato con vari scienziati informatici per realizzare tecnologie, basate sull'intelligenza artificiale, in grado di rilevare le coronopatie mediante le immagini del volto.
Nel corso degli anni, sono già molte le applicazioni guidate dall'intelligenza artificiale che sono state utilizzate per l'interpretazione delle immagini diagnostiche, il monitoraggio dei segni vitali e l'analisi degli elettrocardiogrammi.
In questo recente studio, i medici hanno vagliato la possibilità e la fattibilità di servirsi dell'intelligenza artificiale per effettuare lo screening delle coronopatie attraverso le immagini facciali.
A questo proposito, l'aspetto del volto è stato da tempo identificato come indicatore del rischio cardiovascolare: la piega del lobo dell'orecchio, la calvizie maschile, i depositi giallastri di grasso intorno o sulle palpebre e le rughe della pelle sono tra i segnali più comuni.
I ricercatori della Tsinghua University e del Centro nazionale cinese per le malattie cardiovascolari hanno ingaggiato 5796 pazienti che sono stati sottoposti a test cardiaci mediante la diagnostica per immagini.
Ai partecipanti sono state scattate foto del viso ed è stato chiesto di rispondere a una serie di questionari sullo stile di vita, status socio-economico e storia clinica.
Sulla base dei dati raccolti, è stato sviluppato un algoritmo intelligente, testato sulle immagini del volto di altri 1013 pazienti in nove ospedali cinesi.
Dai risultati pubblicati sull'European Heart Journal, l'algoritmo ha dimostrato una specificità del 54% e una sensibilità dell'80% superando il tradizionale modello di previsione delle coronopatie.
La specificità si riferisce alla capacità del test di indicare come negativa una persona non affetta da tali patologie mentre la sensibilità rappresenta la capacità dell'algoritmo di designare come positivo un paziente affetto dalla malattia coronarica.
I ricercatori fanno sapere che saranno necessari ulteriori studi per arrivare ad applicare concretamente l'algoritmo: infatti, il suo attuale basso livello di specificità lascia preoccupazioni per quanto riguarda i possibili falsi-positivi che potrebbero confondere sia i medici sia i pazienti.
In ogni caso, i risultati finora ottenuti hanno dimostrato come un algoritmo basato su immagini facciali possa agevolare l'identificazione delle coronopatie rendendo possibile, in futuro, lo screening precoce di tali patologie.
Sullo stesso numero della rivista, ricercatori dell'Uiversità di Oxford hanno dichiarato come il selfie può diventare un metodo di screening semplice ma efficace per arrivare a una valutazione clinica più completa della popolazione in generale e che tale diagnostica innovativa potrà esprimere il suo pieno potenziale nell'immediato futuro.