Sanihelp.it – Secondo la leggenda, questo gatto nacque in un tempio della Birmania, dove i monaci vivevano sereni e pacifici con i loro gatti bianchi, in adorazione di una dea tutta d’oro con gli occhi color zaffiro. Un brutto giorno ci fu un’invasione di predoni che uccisero il Gran Sacerdote che stava in meditazione davanti alla statua della dea, con accanto il suo gatto bianco. Il gatto, resosi conto dell’accaduto, fissò negli occhi la dea, come a voler chiedere vendetta, e fu allora che avvenne la trasformazione: il colore del suo manto cambiò, divenendo più scuro in vari punti del corpo, ma non sulle zampe, che rimasero guantate di un bianco candido, mentre gli occhi assunsero il colore di quelli della dea, un magnifico blu zaffiro.
Anche sull’arrivo in Europa di questa razza non c’è certezza: pare che i primi due esemplari giunsero in Francia forse nel 1918, come regalo dei monaci, ma solo la femmina sopravvisse e diede alla luce dei cuccioli.
Quello che è invece certo è che questi magnifici gattoni sono oggi tra noi. Il loro manto è setoso al tatto, il corpo è chiaro ma colorato in corrispondenza del muso, delle orecchie, delle zampe (guantate però di un colore bianco candido) e della coda. La struttura corporea è piuttosto robusta e leggermente allungata, il portamento è elegante.
Il Sacro di Birmania è un gatto intelligente e tranquillo, ama stare in casa, ma non disdegna l’aria aperta, e non è disturbato dalla presenza di altri animali domestici. Non ama la solitudine, perciò si affeziona molto al suo padrone. È il gatto ideale per chi, come gli anziani, passa molto tempo in casa e ha bisogno di compagnia, ma anche per i bambini, con i quali ama giocare.