I regimi dietetici chetogenici furono messi a punto per trattare l’epilessia farmacoresistente, in seguito furono proposte altre indicazioni neurologiche. Attualmente sono in corso trial clinici sull’applicazione di questo regime alimentare nella malattia di Alzheimer, di Parkinson, nell’emicrania, nell’autismo e nel glioblastoma.
Nella sua variante dimagrante, tali diete sono state proposte nel trattamento della sindrome metabolica e nei pazienti candidati alla chirurgia bariatrica. In generale la dieta chetogenica è ben tollerata dalla maggioranza dei pazienti, sebbene possano comparire degli effetti collaterali. Anche se inizialmente non comparissero effetti avversi, nel lungo termine potrebbero manifestarsi stitichezza, aumento dei livelli di acido urico circolanti, calcolosi renale. Nella versione dimagrante possono apparire perdita di capelli, calcolosi biliare, irregolarità mestruale.
Teoricamente, infine, una VLCD troppo spinta, se seguita da un repentino reinserimento calorico, potrebbe portare alla cosiddetta “Sindrome da rialimentazione”, condizione potenzialmente fatale, se non adeguatamente trattata.
Come e più di altri regimi dietetici, quindi, la dieta chetogenica non può essere intrapresa a cuor leggero, e dev’essere fatta solo sotto la guida di un esperto dell’alimentazione.