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7 strategie per un rientro a scuola sereno

Sanihelp.itLe vacanze sono ormai agli sgoccioli e per gli studenti italiani il suono della campanella è ormai imminente. Il ritorno a scuola, però, porta con sé inevitabilmente cambiamenti emotivi e organizzativi nelle abitudini  quotidiane delle famiglie, in aggiunta alle novità introdotte dal ministro dell’istruzione e del merito  Giuseppe Valditara che prevedono, a partire dall’anno scolastico 2025/2026, di estendere anche alle scuole  superiori il divieto di utilizzare il cellulare durante lo svolgimento dell’attività didattica e più in generale in  orario scolastico, e il voto in condotta decisivo per non essere bocciati. 


Alcuni figli vivono l’entusiasmo della ripresa, altri, invece, provano preoccupazione, stress, sbalzi d’umore e  ansia. Non diverso può essere per i genitori, che sentono il carico emotivo e organizzativo, tra orari da  incastrare, attività extrascolastiche da programmare, spese da affrontare ed emozioni da gestire. «Settembre  rimette in moto sveglie, zaini e stati d’animo. Non è solo il suono della campanella a far rumore: tornano  aspettative, paure, entusiasmo e stanchezza», afferma Federica Ciccanti, pedagogista, pedagogista  clinico, mediatrice familiare e autrice di Regole facili. Genitori felici (e figli anche), edito da Vallardi. Riuscire  ad affrontare il nuovo inizio con consapevolezza può sicuramente aiutare a trasformare un ritorno a  scuola potenzialmente stressante in una ripartenza positiva. «Il rientro non richiede perfezione, bensì  presenza, parole gentili e incoraggianti, pause che rispettano i tempi, ascolto che non giudica e piccoli gesti  quotidiani ripetuti, perché quando l’adulto gestisce la routine con calma e chiarezza, i figli si sentono meglio  e si riorganizzano», continua Ciccanti. «In casa torna un clima più leggero, salutare per l’intera famiglia: casa,  non dimentichiamolo, è un luogo di incontro, cura e crescita, non un campo di battaglia. Se oggi è stato  difficile, domani si ricomincia, perché la famiglia, in fondo, è una squadra che si allena giorno dopo giorno».  Ma come riuscirci? Ecco 7 strategie suggerite dalla pedagogista che, unendo parole, intenzioni e azioni  efficaci, aiutano in modo concreto. 

  1. Condividere un patto che fa squadra 

Fare un accordo significa creare uno spazio delimitato condiviso in cui inserire bisogni, responsabilità  e tempistiche di genitori e figli. Il patto non è un elenco imposto di divieti da rispettare, è una cornice  condivisa che rassicura, che si costruisce insieme, guardandosi negli occhi e dicendo con chiarezza  e semplicità cosa conta per tutti i membri della famiglia. Restare fedeli al patto dà stabilità nei giorni  facili e in quelli più complicati: non serve alzare la voce, basta tornare con calma a ciò che è stato  scelto insieme. E niente esclude che si possa riconsiderare nel tempo cosa funziona e cosa è meglio  aggiustare per un maggior benessere familiare. 

  1. Usare parole che accolgono 

Quando l’ansia si manifesta per un’interrogazione, un nuovo compito o una situazione che non si sa  gestire, la prima risposta è l’ascolto. Parole che accolgono fanno spazio e permettono all’emozione  di distendersi e prendere forma. In quella piccola apertura, creata senza giudizio e aggressività, il  figlio ritrova fiato e può rimettersi in cammino. Non vanno promesse strade senza ostacoli, ma vanno  offerti supporto e fiducia, che sono quelli che fanno ritrovare davvero la calma. Evitiamo di dire: «Ma  dai, non è niente». Preferiamo, invece: «Ti vedo preoccupato, è normale sentirsi così», «Proviamo a  ragionarci insieme e poi mi dici se ti senti più tranquillo?». Dare un nome all’emozione aiuta a  renderla gestibile, negarla rischia di accrescerla. Se scatta il rifiuto, usiamo un ponte: «Capisco che  ora è troppo. Proviamo a parlare 10 minuti e poi scegli tu se proseguire o fermarti». Con figli  adolescenti, niente sarcasmo, sì a fiducia esplicita («So che te la cavi, sono qui se serve»).

  1. Procedere un passo alla volta 

Come per camminare servono tempo e azioni ripetute nel tempo, anche il rientro a scuola richiede  passi brevi e regolari. Procedere a tappe dona padronanza: un passo oggi, un altro domani, senza  fretta di finire tutto e subito. La continuità vale più della performance. Quando il carico sembra  troppo, è meglio fermarsi e ristabilire il percorso: è sempre preferibile meno quantità e più qualità. Il  lavoro diventa così allenamento e non prova di valore. Rafforziamo la capacità e l’impegno dei figli,  incoraggiando: «Hai tenuto duro anche quando non ti andava, questo è crescere». Se un giorno per  qualsiasi motivo dovesse saltare quanto stabilito, il giorno dopo si riparte da dove si era arrivati,  senza problemi. 

  1. Dare autonomia guidata 

Crescere significa poter scegliere dentro confini chiari, al cui interno ci sono piccoli margini di scelta  (il momento, l’ordine, il luogo) che potenziano responsabilità e fiducia. Meglio dire: «Preferisci iniziare  da storia o matematica?», «Scegli di studiare alla scrivania in camera o sul tavolo della sala?». Il  genitore accompagna da vicino, osserva, incoraggia, lascia spazio all’iniziativa, non si sostituisce al  figlio. Fa domande che aprono («Cosa ti è chiaro, cosa no?»), offre un suggerimento alla volta. A fine  giornata, è bene fare un mini-bilancio: «Cosa ti è riuscito bene? Domani di cosa hai bisogno, così ci  organizziamo?». Focalizziamo l’attenzione sullo sforzo, la cura e i tentativi: sono questi i mattoni  dell’autostima che reggono, anche quando il voto non brilla. Celebriamo i piccoli progressi con  parole descrittive, non con etichette: «Bene! Hai organizzato lo zaino da solo!» vale più di «Sei bravo». 

  1. Mantenere rituali che rassicurano 

Ogni famiglia ha gesti, azioni e parole che tengono insieme, che servono a esprimere emozioni, a dare  un senso di stabilità e sicurezza: un saluto speciale alla mattina, cinque minuti di divano al rientro, la  preparazione tranquilla di quello che serve il giorno dopo… I rituali non complicano la giornata, anzi,  la rendono più “leggibile”: segnano l’inizio e la fine, danno un ritmo che calma. Nelle settimane di  settembre sono ancore preziosi, perché parlano di continuità e di casa, più di mille spiegazioni. 


  1. Creare una comunicazione sana e serena  

Parlare, ascoltare e non giudicare sono tre passi fondamentali per educare. Alle porte del nuovo anno  scolastico, con l’introduzione delle norme da parte del ministro Valditara, è bene aiutare i figli a  capire le nuove regole da rispettare, spiegandole e invitandoli a esprimere dubbi e preoccupazioni,  anche su un uso sano della tecnologia. Coinvolgerli favorisce un senso di responsabilità condivisa.  Se ci si prepara in anticipo, si è più pronti ad affrontare le novità e le reazioni sono meno  destabilizzanti. Se i figli hanno uno smartphone proprio, stabilire insieme nuove abitudini pratiche:  suggeriamo, per esempio, di lasciarlo spento nello zaino o in una tasca senza usarlo, e concordiamo  come gestire eventuali situazioni urgenti («Se hai una necessità impellente, avverti la presidenza e  verremo informati immediatamente. Stai tranquillo, noi ci siamo sempre»). 

  1. Rispettare le regole per migliorare la condivisione 

Viviamo a contatto con gli altri, dentro e fuori casa, e per una buona convivenza ci sono  comportamenti da adottare. Anche in classe, con le nuove disposizioni ministeriali, è bene far  capire ai figli che arrivare puntuali è segno di responsabilità, che si può partecipare alla vita  scolastica con rispetto, ascoltando quando gli insegnanti o i compagni parlano e intervenendo  senza interrompere, che bisogna usare un linguaggio educato, mantenere gli impegni presi,  aiutare i compagni come e dove si può, chiedere scusa se si sbaglia e mostrare impegno nei  piccoli gesti. Concentriamoci su regole chiare ed evitiamo minacce e ricatti, facciamo esercizio  di empatia, per una relazione gratificante per tutti.

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