Sanihelp.it – Il legame tra abuso di steroidi anabolizzanti e ipertensione arteriosa è stato approfonditamente dibattuto nel tempo con diversi studi. I medici internisti e cardiologi dell’Università di Copenhagen hanno studiato l’impatto dell’abuso di sostanze per l’aumento della massa muscolare sulla pressione arteriosa, attraverso uno studio che ha arruolato un gruppo di uomini con meno di 50 anni.
I soggetti che abusavano di steroidi mostravano livelli di pressione diurna più alti pari a 133,8 (da 127,5 a 140) rispetto agli ex utilizzatori che vantavano un valore medio di 126,8 e al gruppo di controllo, al riparo con il suo 125,7mmHg.
Al calare della notte i valori dei consumatori rimaneva a livelli di guardia con una media di 125,6 mentre gli ex utilizzatori vedevano i valori scendere a 118,2 e i soggetti di controllo dormivano sonni tranquilli con 115,3mmHg. L’ipertensione sistolica notturna si verificava con maggiore frequenza nei soggetti utilizzatori, pari al 55,6% mentre non sono state più rilevate differenze nella pressione diastolica.
L’uso e soprattutto l’abuso di queste sostanze presentano effetti collaterali e rischi: aumento dell’aggressività, sintomi eccitatori-maniacali, episodi psicotici ma anche aumento della pressione arteriosa, ritenzione idrica e un conseguente affaticamento del muscolo cardiaco.
Si tratta di sostanze che possono indurre uno stato di dipendenza sia per il mantenimento degli effetti fisici che per la necessità di tenere alto lo stato di eccitazione indotto dalla sostanza, alla cui sospensione segue uno stato depressivo.
Vi ricorrono giovanissimi e giovani che assumono steroidi per via orale o intramuscolare. Il problema sono le dosi: da 10 a 20 volte superiori a quelle utilizzate a scopo terapeutico per trattare carenze di testosterone, inoltre questi farmaci vengono spesso acquistati in Rete dove è impossibile determinare la concentrazione di principio attivo.
Il NIDA americano parla di un uso tra gli atleti di una percentuale variabile tra 1 e 6%, mentre non ci sono dati precisi per l’Europa. Studi effettuati in Svezia parlano di una percentuale di adolescenti dal 2,8 al 5,8% che potrebbero pregiudicare la propria salute cardiaca a lungo termine.