Sanihelp.it – Il carcinoma cutaneo squamocellulare, o carcinoma a cellule squamose (CSCC), è il secondo tumore cutaneo più comune, causato principalmente dall’eccessiva esposizione ai raggi UV del sole o delle lampade abbronzanti. Altri fattori di rischio sono l’età avanzata, il fototipo chiaro, il sistema immunitario compromesso da altre patologie. La neoplasia si può manifestare in vari modi, per esempio con una zona squamosa, ruvida e arrossata, o con una macchia marrone, o una piccola protuberanza, o un’ulceretta che non guarisce. La diagnosi richiede la biopsia del tessuto, dopo di che si decide il trattamento, che dipende dallo stadio del tumore. Di solito il primo passo è la chirurgia, eventualmente seguita da radioterapia o chemioterapia. Di recente la Commissione Europea ha approvato l’anticorpo monoclonale cemiplimab come trattamento adiuvante per pazienti adulti affetti da carcinoma cutaneo a cellule squamose ad alto rischio di recidiva dopo intervento chirurgico e radioterapia.
Ciò amplia l’indicazione esistente nell’Unione Europea (UE) per cemiplimab nella forma avanzata, includendo i pazienti ad alto rischio di recidiva. Cemiplimab è stato recentemente approvato anche dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense, nel mese di ottobre per la stessa indicazione. L’approvazione di questo farmaco come terapia adiuvante nel CSCC ad alto rischio segna un avanzamento concreto verso un trattamento più tempestivo della malattia e colma una lacuna terapeutica, come spiega anche la Prof.ssa Paola Queirolo, oncologa specialista dei melanomi e altri tumori cutanei, coordinatrice Linee guida AIOM per il carcinoma squamocellulare della cute.
La prevenzione è possibile evitando l’esposizione al sole nelle ore più calde e senza crema protettiva e cappello, evitando le ustioni causate dalle lampade UV ed esaminando regolarmente la superficie del corpo, rivolgendosi al medico qualora si notassero neoformazioni con bordi irregolari, che cambiano colore, che sanguinano o causano prurito.



