Sanihelp.it – Parlare di sesso col proprio cardiologo? È un tabù. A evidenziarlo sono stati gli specialisti della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (GISE), in occasione dell’ultimo congresso nazionale, di fronte ai dati di una ricerca internazionale condotta in Svezia, appena pubblicata e presentata al meeting annuale dell’American Heath Association. Tale ricerca ha coinvolto 135 persone con un'età media di 65 anni. Tra i partecipanti il 47% soffriva di pressione alta, il 36% era sopravvissuto a un infarto, il 30% soffriva di fibrillazione atriale e il 24% di insufficienza cardiaca. Nel complesso il 76% dei partecipanti ha affermato che la propria condizione cardiaca ha influenzato la salute sessuale, nonché l’umore e il benessere generale. Il problema sembra pesare più sugli uomini (65%) che sulle donne (35%).
Lo studio ha rivelato inoltre che il 78% dei pazienti con problemi cardiaci, o dopo un infarto, o che ha subito un intervento, chiede di avere informazioni sul sesso dal proprio cardiologo, ma solo il 5% le ottiene, con conseguenze non solo sulla vita sessuale, ma sulla qualità della vita in generale. Gli uomini in particolare, vogliono risposte sulla disfunzione erettile, mentre le donne sul dolore durante i rapporti sessuali. «Altri argomenti di interesse includono gli effetti collaterali dei farmaci, richiesti dal 60% di tutti i partecipanti della ricerca. Ma anche l’impatto della salute sessuale sulle relazioni, un argomento che interessa il 47% dei pazienti; e l'ansia prima del sesso, tematica di interesse per il 35% degli intervistati. Quasi l’80% ha affermato di volere queste informazioni direttamente dai professionisti sanitari» sottolinea Alfredo Marchese, responsabile cardiologia interventistica Ospedale S.Maria GVM di Bari.
«Una malattia o un intervento cardiaco, pur potendo in alcuni casi avere un impatto sulla vita sessuale dei pazienti, non può e non deve precluderla» sottolinea Francesco Saia, presidente GISE e cardiologo interventista all’IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, Policlinico Sant’Orsola. «Bisogna dunque parlarne apertamente con il proprio medico, il quale può fornire indicazioni utili per un tempestivo e pieno ritorno a una vita sessuale soddisfacente. Tuttavia questa ricerca indica chiaramente che c'è un problema di comunicazione tra il medico e paziente, e dimostra che un numero considerevolmente alto di pazienti con malattie cardiache o che hanno subito interventi cardiaci, riporta problemi correlati alla salute sessuale e ha spesso bisogno di informazioni affidabili sull’argomento, ma non riceve le risposte di cui ha bisogno. È una lacuna che esiste anche nel nostro Paese e che abbiamo il dovere di colmare, in primo luogo nei pazienti che hanno avuto un infarto e che, in molti casi, possono tornare a una vita sessuale normale o comunque accettabile»
In generale, si raccomanda ai pazienti con una patologia cardiaca o che hanno avuto un infarto di consultare un medico prima di riprendere l’attività sessuale. «Ma oltre a dare il via libera è evidente che i medici debbano affrontare l’argomento con i propri pazienti» conclude Saia. «Spesso non lo si fa per imbarazzo, per timore di affrontare un tema tabù o semplicemente per mancanza di tempo. Ma la ricerca ci dice che per i pazienti è importante e che le preoccupazioni e i dubbi vanno affrontati in modo olistico. È importante dunque dare il giusto peso e spazio all’argomento sesso in modo da garantire ai pazienti un’assistenza a 360 gradi a cui hanno diritto».