Alopecia
La malattia è anche conosciuta come:
calvizie
INDICE
L'alopecia androgenetica, o calvizie comune, è un disturbo ereditario di cui soffrono milioni di persone. La perdita di capelli è dovuta alla presenza di un enzima, che agisce sul testosterone a danno dei follicoli piliferi. Ecco cosa succede.
Categoria: Malattie dermatologiche
Che cos’è – Alopecia
Alopecia androgenetica: cos’è, quali sono le cause
L’alopecia androgenetica, nome scientifico della calvizie, è la causa principale della perdita di capelli.
Si tratta di una situazione ereditaria: una parte dei capelli risulta geneticamente programmata fin dalla nascita per essere sensibile agli ormoni androgeni presenti nell’organismo a partire dalla pubertà.
In particolare, la responsabilità nell’indurre il meccanismo genetico che provoca le calvizie va attribuita all’assenza dei recettori del diidrotestosterone(DHT) nel follicolo del capello.
Il DHT è un derivato del testosterone, prodotto per effetto dell’enzima 5-alfa reduttasi, che una volta a contatto con il follicolo svolge un azione dannosa: lo miniaturizza, fino a portarlo all’atrofia completa e quindi alla cessazione di ogni attività produttiva.
Le capacità dei recettori di legarsi al DHT vengono trasmesse geneticamente; la dimostrazione è data dal fatto che trapiantando capelli non predisposti a calvizie in zone prima colpite da alopecia androgenetica, l’attività pilifera non viene modificata.
A complicare la situazione, il DHT dà inizio a una reazione autoimmune del follicolo, che lo sottopone a una involuzione: il sistema immunitario individua il follicolo danneggiato come corpo estraneo, e cerca quindi di eliminarlo.
Il diradamento dei capelli comincia generalmente tra i 15 ed i 40 anni in entrambi i sessi, anche se in modo molto meno evidente nelle donne; può essere più o meno marcato a seconda di fattori razziali, sessuali e genetici, nonché dell’età e delle diverse sedi del cuoio capelluto.
Oggi in Italia i soggetti coinvolti sono più di 11 milioni. La maggioranza è sicuramente maschile con l’80% dei casi, ma il restante 20% sono donne, di età vicina ai 50 anni. Per loro, oltre al DHT, spesso il disturbo è causato da due ormoni: il DHEA prodotto dalle ghiandole surrenali e l’androstenedione prodotto dall’ovaio e dalle ghiandole surrenali.
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Caduta dei capelli: ecco gli esami giusti
Il ciclo vitale del capello si divide in tre fasi: anagen (nascita e crescita), catagen (quiescenza) e telogen (caduta).
Il ritmo di queste tre fasi subisce l’influenza delle stagioni e varia notevolmente da individuo a individuo, ma normalmente, in assenza di problemi, cadono circa 50-100 capelli al giorno.
Una caduta maggiore a quella indicata può avere diverse cause: influenze ambientali, errori di trattamento, invecchiamento, carenze di oligoelementi, stress, raggi ultravioletti, acconciature particolari, ereditarietà, presenza di una patologia, ecc.
Per capire con maggiore precisione qual è l’origine del problema che causa la caduta dei capelli, esistono diversi tipi di esami:
- tricogramma: consiste nell’osservazione microscopica dei capelli prelevati in diverse aree del cuoio capelluto. Va effettuato su un campione di capelli numericamente apprezzabile e qualche giorno dopo l’ultimo lavaggio, in modo che non venga alterata la presenza dei capelli in fase telogen.
- Fototricogramma: macrofotografia di alcune zone del cuoio capelluto nelle quali i capelli sono stati tagliati a circa 2 mm di lunghezza.
Le foto si ripetono a intervalli di alcuni giorni, così da rilevare il numero di capelli in crescita. - Pull-test: si calcola più o meno precisamente l’intensità della caduta, contando i capelli che cadono in un periodo determinato.
I dati degli esami possono essere confrontati in modo da ottenere informazioni minuziose sul processo di caduta.
Quando si sospetta che alla base della perdita di capelli ci sia una patologia è opportuno effettuare (soprattutto le donne) specifici esami del sangue, come i dosaggi ormonali.
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Prevenzione – Alopecia
Non è tutta colpa del testosterone
Oltre al naturale indebolimento dei capelli dovuto all’attività del follicolo pilifero, a volte chi soffre di alopecia androgenetica diventa l’artefice stesso del suo problema.
Infatti, una generale diminuzione del numero dei capelli può essere causata anche da fattori esterni.
Fra le possibili cause di infiammazione del cuoio capelluto vanno considerate le radiazioni ultraviolette rilasciate dal sole e dalle lampade abbronzanti, da evitare se si è privi di protezioni.
Lo stesso vale per l’inquinamento atmosferico, e per traumi meccanici e chimici.
Anche alcune tinture per capelli possono provocare allergie dannose.
Non dimenticate che la salute del cuoio capelluto è fondamentale per prevenire l’alopecia, o per non peggiorarla. Lavate spesso i capelli, almeno 3 volte alla settimana ma anche più spesso se sono grassi, perché la forfora e il prurito favoriscono la caduta.
È come se i capelli fossero lo specchio del vostro stile di vita: le vostre cattive abitudini si ripercuotono su di loro.
Eliminate quindi il fumo, anche passivo, e cercate di mantenere una dieta sana e equilibrata.
Soprattutto, bisogna evitare tutte quelle abitudini che possono elevare i livelli di testosterone, responsabile della miniaturizzazione follicolare: attenzione quindi alle diete iperproteiche, al body-building, allo stress e ai soggiorni in ambiente marino.
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Rimedi anticaduta tra lozioni e pozioni
Negli ultimi due anni, c’è stato un marcato incremento nel numero di prodotti proposti come soluzione per la perdita di capelli.
Questo per rispondere al crescente desiderio della popolazione di eliminare i fastidioso segni dell’alopecia androgenetica: le ultime statistiche compiute rivelano che negli USA ne soffrono ben 80 milioni di uomini e donne, e anche in Europa la percentuale non si discosta molto.
Ci sono solo tre metodi medici approvati per combattere questo problema: il minoxidil, la finasteride e il trapianto di capelli.
Solo quest’ultimo, però, è un rimedio definitivo. Minoxidil e finasteride, infatti, richiedono un uso continuo per essere efficaci: interrompendo il trattamento, la caduta di capelli ricomincia.
Nonostante la sicurezza di queste terapie, molte persone, troppe, ricorrono a rimedi non riconosciuti per combattere la calvizie.
Si tratta di prodotti spesso molto pubblicizzati dai media, che si proclamano naturali, sicuri e non nocivi: queste parole chiave, unite all’anonimato dell’acquisto, generano grande attrattiva.
Ormai è un grande business, che sfrutta il crescente bisogno di sembrare più giovani e più belli per avere successo nel lavoro e nella vita sociale.
Allora è bene mettere in guardia gli acquirenti: gli unici prodotti efficaci e riconosciuti sono il minoxidil, approvato nel 1988 dalla FDA (Food and Drugs Administration) e distribuito da Rogaine®, e la finasteride, di Propecia®, riconosciuta nel 1997.
Sulla loro onda, però, sono spuntate moltissime imitazioni, prive di statistiche cliniche dimostrative: la Federal Trade Commission (FTC) ha dovuto creare una seria regolamentazione in proposito.
Molte sostanze infatti vengono spacciate come inibitori del DHT, l’ormone responsabile della caduta di capelli, mentre sono inefficaci o peggio nocive.
Bloccarne la vendita però è molto difficile, a causa dell’anonimato garantito dall’utilizzo di siti internet.
Ma come funzionano gli inibitori veri? Il minoxidil, disponibile in concentrazione al 2% o al 5%, lavora attivando i canali del potassio delle cellule follicolari, mentre la finasteride agisce bloccando i 5-alfa redattasi e abbassando i livelli di DHT.
Studi clinici mostrano un miglioramento del 90% sull’alopecia androgenetica, mantenuto per circa 5 anni.
Infine una buona notizia: è in fase di test una nuova sostanza, il dutasteride, in grado di bloccare i due tipi esistenti di enzimi alfa-reduttasi in modo più efficace e più duraturo della finasteride.
Ora si tratta di dimostrare l’assenza di effetti collaterali significativi, prima di dare il via libera alla sua distribuzione, sotto il marchio Avodart®.
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Sintomi – Alopecia
Capelli sul cuscino? Corri subito ai ripari
Al centro dell’attenzione c’è il follicolo pilifero, così piccolo ma così importante.
L’alopecia androgenetica ne causa una progressiva miniaturizzazione e superficializzazione: sotto l’azione del DHT i follicoli diventano sempre più piccoli, quindi i capelli generati sono più sottili e sembrano sempre meno numerosi.
La produzione di pigmento diminuisce, tanto da dare l'impressione di mancanza di capelli: in realtà i capelli ci sono, ma appaiono privi di pigmento. Anche la fase di crescita (anagen) si accorcia, e i capelli diventano meno lunghi.
Questi processi generano infiammazioni locali, pruriti e rossori, e tale reazione è responsabile a sua volta della futura morte del follicolo: in una prima fase i follicoli producono un capello detto vellus, quasi invisibile e simile a quello dei neonati.
Dopodichè il follicolo sparisce del tutto, e il capello risulta definitivamente morto.
Questi cambiamenti avvengono nell’arco di uno-due anni, ma non bisogna aspettare: è importante che ogni tentativo di terapia inizi il più precocemente possibile.
La pericolosità di questa forma di calvizie consiste infatti in questo: si insinua in modo subdolo e lento, ma se non viene presa in tempo è irreversibile.
Negli uomini predisposti all’alopecia androgenetica, la caduta di capelli può iniziare in qualsiasi momento dopo la pubertà.
La forma classica inizia verso i 18 anni, quando molti capelli iniziano a essere sostituiti da altri più sottili…e verso i 20 anni i segni di calvizie iniziano a essere evidenti.
Ci sono vari stadi di calvizie, misurabili attraverso la scala Hamilton-Norwood, che individua sette fasi consecutive di avanzamento dell'alopecia androgenetica. Nell'immagine di seguito puoi controllare le caratteristiche di ogni fase:
Diagnosi – Alopecia
Cosa dice il dermatologo?
I dermatologi generalmente utilizzano tre metodi per raccogliere le informazioni relative alla salute dei capelli:
- Un’anamnesi approfondita, concentrata sulle abitudini di vita e su perdite dei capelli riguardanti altri membri della famiglia.
- Un’ispezione visiva dei capelli.
- Il prelievo di campioni di capelli, pelle e sangue per una più profonda analisi.
Generalmente per diagnosticare un’alopecia androgenetica sono sufficienti i primi due passaggi.
In particolare, il dermatologo esaminerà con attenzione le caratteristiche della caduta dei capelli, le zone interessate, la consistenza del capello e l’eventuale infiammazione dei tessuti.
Spesso si compie un semplice test di trazione dei capelli, detto pull test, che consiste nel tirare lievemente alcune ciocche di capelli per vedere se le fibre si estraggono con facilità o sono fermamente ancorare al follicolo capillare.
In alcuni casi viene eseguita una analisi microscopica del capello, per esaminare meglio le radici e il fusto e controllare se ci sono rotture, restringimenti o curve lungo la lunghezza della fibra.
In questo modo si può evidenziare se ci sono segni di infiammazione, cicatrici o infezioni nella pelle e intorno ai follicoli.
Spesso, trattandosi di un problema di tipo ormonale, vengono prescritti esami del sangue per indagare i livelli di estrogeni e progesterone, la concentrazione di androgeni, gli ormoni tiroidei, le concentrazioni di ferro o rame, il numero di linfociti o globuli rossi presenti nel plasma e la presenza di anticorpi.
Esistono poi numerosi esami specifici, utilizzati solo in alcuni casi. Vediamoli in breve:
- WASH TEST: consiste nel far lavare la testa al paziente dopo una settimana di astensione e nel raccogliere e poi contare i capelli caduti, avendo cura di porre una garza sullo scarico.
- TEST DEL CONTEGGIO GIORNALIERO : consiste nel contare per almeno 14 giorni tutti i capelli che si possono trovare sul cuscino, nella spazzola, sulle spalle e quelli che cadono durante il lavaggio. È un pò difficoltoso, quindi si preferisce il wash test.
- TEST DELLA SPIGA: altro esame semplice, che consiste nel far scorrere un capello sfregandolo tra pollice e indice. La punta del capello si dovrebbe avvicinare naturalmente, ma se le cellule sono danneggiate questo movimento non avviene
- TRICOGRAMMA: si effettua prelevando a strappo 50-100 capelli, che vengono poi osservati al microscopio e ripartiti in anagen (capelli in fase di crescita), catagen (periodo di riposo del bulbo) e telogen (capelli in fase di caduta). I valori normali nell’uomo sono 83-85% in fase anagen (85-87% nella donna), 0-2% in fase catagen e 13-15% in fase telogen (11-13% nella donna).
- FOTOTRICOGRAMMA: in condizioni di luce e distanza standard viene fotografata un’area di circa 1 cm2 di cuoio capelluto, precedentemente rasata. Nella fotografia dell’area si contano i capelli presenti. Una seconda foto viene effettuata dopo 15-20 giorni consentirà si stabilire quanti capelli sono ricresciuti. Il limite deriva dal fatto che lo studio viene effettuato su una superficie limitata.
- VALUTAZIONE STATISTICA DEI CAPELLI : si stabiliscono almeno 10 aree, in cui i capelli vengono contati manualmente. Conoscendo l’area totale del cuoio capelluto sarà facile stabilire il numero totale di capelli presenti e la densità nelle varie zone.
- MINERALOGRAMMA: valuta la composizione dei minerali presenti nei capelli, tenendo conto delle variazioni di minerali dovute al colore diverso. Oltre a scoprire la presenza di minerali tossici (piombo, mercurio, cadmio, arsenico, alluminio), il mineralogramma consente di orientarsi verso una eventuale patologia. È utile comunque anche per integrare correttamente la dieta del paziente.
Cura e Terapia – Alopecia
Calvizie, le novità in terapia: parla l’esperto
Dottor Lavezzari, é ormai possibile affermare che la calvizie androgenetica stia per essere definitivamente sconfitta?
«Con le nuove tecniche di trapianto e con i mezzi terapeutici a disposizione sarebbe lecito dire che, nella maggior parte dei casi, rimanere o diventare calvi rappresenta oggi soltanto una scelta».
Quali sono le novità più importanti in questo campo per il 2006?
«Una è sicuramente rappresentata dall’impiego dei fattori di crescita per migliorare i risultati dei trapianti. Un enorme passo avanti è stato già compiuto parecchi anni fa nell’aver scoperto un farmaco, la finasteride, capace di contrastare con efficacia gli effetti del Diidrotestosterone (DHT), l’ormone androgeno responsabile dell’alopecia androgenetica.
Recentemente é stato dimostrato che gli ormoni androgeni controllano la crescita del capello attraverso la regolazione nella papilla dermica della sintesi e del rilascio delle citochine, proteine molecolari che intervengono in molti processi biologici e che agiscono tra l’altro come messaggeri cellulari. Tra queste sono apparse subito di estremo interesse quelle conosciute come fattori di crescita.
In particolare è stato riscontrato che i fattori di crescita presenti nelle piastrine (PDGF – Platelet-Derived Growth Factor) non solo sono in grado di stimolare i processi di cicatrizzazione e di indurre la proliferazione cellulare ma si sono rivelati di estrema importanza nello sviluppo del follicolo e nella formazione di nuovi vasi.
Recenti studi immunoistochimici hanno poi confermato l’esistenza di recettori per il PDGF nelle cellule di derivazione mesenchimale della papilla dermica nonché nei cheratinociti del follicolo. Un’altra citochina, (TGF-beta 1 – Tranforming Growth Factor Beta), sempre presente nelle piastrine, appare invece come il più importante responsabile nella regolazione del ciclo del follicolo attraverso la sua azione di inibizione della proliferazione dei cheratinociti.
Sulla scorta di tali riscontri nella Clinica S.Anna di Lugano abbiamo cominciato ad utilizzare il plasma dei pazienti, trattato in modo da contenere un’alta concentrazione di piastrine (e quindi dei Fattori di crescita), per conservare le Unità Follicolari (FU) e per infiltrare le aree trapiantate. In tal modo possiamo indurre una ricrescita più rapida dei nuovi capelli trapiantati ed aumentare la sopravvivenza di tutte le FU,oltre che ottenere una più veloce cicatrizzazione. Nella seconda metà del 2006 sarà inoltre possibile impiegare le cellule staminali per potenziare i risultati dei trapianti».
Quale pensa che sarà la prossima acquisizione nel campo dei trapianti di capelli?
«Accantonata per ora l’idea di replicare i capelli in vitro, per alcune difficoltà legate tra l’altro all’induzione dell’anagen, che sembrano al momento insormontabili, ritengo non così lontana la possibilità di trapiantare capelli da un individuo ad un altro. Attualmente in tutto il mondo diversi istituti di ricerca e cliniche, compresa la nostra, stanno impegnandosi a fondo per realizzare questa impresa. Una tale acquisizione rappresenterebbe un mezzo formidabile,in particolare nella chirurgia ricostruttiva di soggetti ustionati, ed in generale offrirebbe un grande vantaggio ai pazienti con zone donatrici molto povere. Resta comunque scontato che occorre sempre trovare un donatore compatibile e disponibile.Ecco perché,quando si possiede un’adeguata zona donatrice,i propri capelli rappresentano sempre la fonte ideale».
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La via più sicura: l’autotrapianto
L’autotrapianto rappresenta oggi l’unica tecnica disponibile per ottenere l’infoltimento di zone del cuoio capelluto affette da alopecia androgenetica.
I capelli vengono prelevati dalla regione della nuca, perchè in quella zona sono geneticamente programmati per essere insensibili ai fattori che determinano le calvizie, e mantengono tale caratteristica in qualunque sede vengano trapiantati.
Un'analisi preliminare della zona donatrice e di quella ricevente viene condotta utilizzando un microscopio digitale (50-100 X).Questo esame permette divalutare esattamente il calibro e la densità dei capelli, nonché di evidenziare ogni aspetto anomalo del cuoio capelluto.
La tecnica correntemente usata è detta Slot Grafting: utilizzando speciali e nuovissimi microbisturi, si rimuovono migliaia di microscopiche linee di cuoio capelluto privo di capelli, e si inseriscono al loro posto altrettante unità follicolari, dette micrograft.
Dopo che le striscie di cute sono state prelevate dalla nuca, vengono applicate una serie di suture interne ed esterne che consentono la formazione di una cicatrice filiforme, di fatto invisibile.
Le tecniche di inserzione dei micrografts variano a seconda del tipo di incisioni praticate nella zona da infoltire e dipendono da diversi fattori, tra cui tipo e colore dei capelli, entità del diradamento da correggere, età, tratti somatici e aspettative del paziente.
Si tratta di un intervento in anestesia locale, che di norma non richiede degenza. Tuttavia nel caso di interventi come le megasessions, utilizzati per rinfoltire zone estese, a causa della lunga durata e della maggiore quantità di anestetico é caldamente raccomandata una notte di degenza.
Se la zona da infoltire è molto vasta, la procedura cambia: durante un primo intervento viene trapiantato un numero di capelli sufficiente a coprire l’area calva con una densità accettabile (30-40 capelli per cm2).
Dopo almeno otto mesi, quando i capelli trapiantati saranno tutti ricresciuti ed abbastanza lunghi, si può effettuare un secondo intervento.
I risultati dell’autotrapianto dipendono dalla densità e dal tipo di capelli presenti nella zona donatrice, dalle tecniche impiegate, dall’esperienza dello specialista e della sua équipe, dalla programmazione dell’intervento e dall’ambiente nel quale viene praticato.
Questa nuova tecnica presenta alcuni notevoli vantaggi: i capelli trapiantati disposti linearmente assumono un aspetto più naturale e di maggiore densità, sia visti di fronte che lateralmente.
Inoltre rimuovendo linearmente molte parti di cuoio capelluto privo di capelli è possibile ridurre l'area calva anche di molti centimetri quadrati.
Il diario dell’autotrapianto
Ecco tutte le le fasi dell’intervento:
- Il paziente arriva in clinica alle 9.30 o alle 14.00. Puo’ consumare una leggera colazione un paio d’ore prima dell’intervento. Nei giorni immediatamente precedenti non deve assumere farmaci a base di acido acetilsalicilico (aspirina,cemirit,ecc), deve ridurre l’uso di bevande alcoliche ed interrompere trattamenti a base di Vitamina E ad alte dosi.
- Un medico anestesista, che sarà presente durante tutte le fasi dell’intervento, controlla gli esami del sangue richiesti e l’ECG..
- Nella camera a sua disposizione il paziente indossa una divisa e viene quindi accompagnato in una prima sala dove lo specialista disegna la nuova linea fronto-temporale ed evidenzia le zone da infoltire. Quindi viene delimitata la striscia di cute da prelevare, in corrispondenza della quale saranno tagliati i capelli e verrà eseguita l’anestesia locale. Il dolore in questa fase (ed anche nel corso di tutto l’intervento) è praticamente inesistente ed è rappresentato da poche punture praticate mediante di un ago sottilissimo.
- Dopo una decina di minuti, quando la zona trattata sarà completamente insensibile, si passa nella sala operatoria dove il paziente si distende sul lettino, con la faccia adagiata in uno speciale cuscino, per permettere la rimozione della striscia di cute dalla regione occipitale. Questa parte dura circa trenta minuti e comprende anche l’applicazione delle suture riassorbibili interne ed esterne; quest’ultime consentiranno al paziente di non dover tornare per rimuovere i punti.
- Da questo momento, mentre le assistenti cominciano a sezionare al microscopio stereoscopico la cute prelevata dalla zona donatrice, lo specialista inizia a praticare migliaia di piccolissime incisioni in corrispondenza delle zone da infoltire, servendosi di speciali microbisturi e di sofisticati microscopi operatori che consentono una visione perfettamente ingrandita e tridimensionale del campo operatorio.
- Durante tutta questa fase ed anche per la successiva, quella della inserzione di tutte le Unità Follicolari (che può durare dalle due alle quattro ore) il paziente rimane sdraiato sul lettino e può dormire, ascoltare musica oppure vedere un film attraverso gli occhiali digitali.
- Terminato l’intervento viene applicata una benda elastica (da tenere fino al mattino seguente) che ha il compito di impedire la fuoriuscita involontaria di qualche FU durante la notte e di proteggere la zona donatrice.
- Il paziente ritorna in camera, dove può consumare un pasto e riposare qualche ora prima di tornare a casa. Se arriva da distante e non desidera ripartire in giornata può restare per la notte ed apprezzare l’ospitalità delle nostre cliniche.
- Il giorno seguente verrà rimossa la benda elastica ed il paziente potrà riprendere la propria attività. Se la zona da infoltire è completamente priva di capelli, si potranno soltanto evidenziare per una decina di giorni tante piccole croste. Nel caso di infoltimenti molto consistenti della zona fronto-temporale, viene consigliato di applicare una sottile benda elastica sulla fronte per i 2-3 giorni successivi al trapianto, allo scopo di evitare un possibile gonfiore alle palpebre.
Alopecia e trapianti: cos’è la FUE?
Novità in fatto di autotrapianti: è stata recentemente proposta una nuova tecnica, detta FUE, che consiste nel rimuovere le unità follicolari (FU) a una a una, direttamente dal cuoio capelluto e con potenti mezzi di ingrandimento.
Secondo i suoi promotori è un metodo meno invasivo, che sarà adottato sempre più frequentemente. Ma c’è da chiedersi che futuro possa realmente avere questa nuova procedura.
Infatti, se si desidera ottenere un infoltimento adeguato, sarà sempre necessario rimuovere almeno 1500 FU, cosa che comporta l’esecuzione di 1500 incisioni in corrispondenza della nuca (rasata), che diventano 3000 se si vuole impiegare la tecnica di James Harris (far seguire alla prima incisione superficiale un’altra più profonda, con un bisturi circolare non tagliente, per non lesionare la FU).
Dopo 1500 estrazioni con una micropinza si potrà cominciare il trapianto vero e proprio, che consiste in 1500 incisioni più 1500 inserzioni. Gli atti necessari per portare a termine una tale sessione FUE di media entità sono quindi 7500, ai quali corrisponde un numero interminabile di ore (10-12 e anche più).
Se l’unico vero motivo per utilizzare questa tecnica è rappresentato dalla possibilità di evitare la rimozione della classica strip dalla regione occipitale, penso che la complessità, la durata e la discutibile utilità della FUE rappresentino oggi elementi che ne sconsigliano il suo impiego di routine per la maggior parte degli specialisti.
Peraltro la FUE è ancora in fase di evoluzione e non esiste uno standard comune nel suo utilizzo: per ora ha senso utilizzarla solo in casi circoscritti, come esiti di ustioni e altre alopecie cicatriziali, e per sessioni ridotte.
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Aspetti psicologici – Alopecia
Occhio alle fregature
Ogni anno moltissime persone affette da calvizie cadono vittime di truffe e imbrogli di presunti centri tricologici, che promettono sempre la stessa magia: far ricrescere i capelli.
La tecnica di reclutamento dei pazienti si basa quasi sempre su un’allettante prima visita gratuita. È qui che viene sferrato l’attacco definitivo alla stabilità psicologica già fragile del paziente: lo si informa che i capelli cadranno inesorabilmente in breve tempo, con sviluppo di calvizie irreversibile.
L’unica via di salvezza, guarda caso, consiste nel firmare seduta stante un contratto che prevede la messa in atto di trattamenti miracolosi capaci di far ricrescere tutti i capelli persi.
Questi cosiddetti trattamenti consistono nella pulizia del cuoio capelluto, nella stimolazione manuale della circolazione sanguigna o nell’uso di coppette e dischetti termici riattivanti. Il tutto al modico costo di parecchi milioni.
Abitualmente ad accogliere i pazienti ci sono persone in camice bianco, che si spacciano per medici o fanno in modo di farsi creder tali.
Spesso esibiscono finte lauree, possibilmente provenienti da non ben identificate università di altri paesi.
E quel che è peggio, si comportano come veri medici: visitano, compilano cartelle, redigono referti, danno terapie. Fanno insomma tutte quelle cose che la legge consente di fare solo ad un medico, sfruttando vergognosamente il dramma psicologico e l’insicurezza tipici di chi sta perdendo i capelli.
Ma oltre che dai falsi tricologi, chi ha problemi di calvizie deve guardarsi anche da un’altra categoria di persone: i parrucchieri.
Alcuni di loro, di fronte a un cliente affetto da alopecia, si comportano come medici: lo visitano, effettuano esami del capello e prometteno, al pari dei centri tricologici, trattamenti naturali e miracolosi per la ricrescita dei capelli.
State attenti a non ritrovarvi in queste situazioni, e non fatevi tentare dall’apparente semplicità: l’alopecia androgenetica è un problema serio, e come tale va trattato.
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Cosa ti salta in testa?
Da sempre, i capelli ricoprono un ruolo importante nella cura dell'aspetto e nell'immaginario estetico, sia per gli uomini che per le donne. Ma da cosa deriva tutta questa importanza? Perché gli esseri umani tengono tanto alla loro capigliatura?
Biologicamente i capelli sono ormai inutili, non avendo più significato di termoregolazione né di protezione. Eppure, a livello simbolico e psicologico sono molto importanti.
Innanzitutto, come spiegano gli psicologi, sono un mezzo inconscio di differenziazione sessuale: anche se la velocità di crescita è la stessa per uomini e donne, siamo ancestralmente abituati a considerare che se un essere umano ha i capelli lunghi è femmina e se li ha corti è maschio.
Per questo motivo, quando i capelli perdono queste caratteristiche si vive una regressione a una condizione infantile, in cui ruoli e poteri non sono ancora ben differenziati.
La perdita dei capelli può essere inconsciamente vissuta da un uomo come perdita di virilità, e da una donna come perdita di femminilità.
Pensiamo a Sansone, la cui immensa forza risiedeva nella chioma: nella storia e nella mitologia i riferimenti ai capelli come sede di virilità, energia e fertilità sono innumerevoli in tutte le culture umane.
Fin dall’antichità i capelli sono stati rivestiti di un’importanza rilevante e complessa: nei riti di iniziazione dovevano rimanere coperti fino al superamento della prova, per apparire come segno dell’avvenuta maturazione, e per molti lo scalpo del nemico era la prova del massimo coraggio.
Dall’altra parte i capelli sono sempre stati considerati una delle parti più attraenti di una donna: per questo venivano rasati in segno di vergogna, o vengono coperti dal velo nelle culture islamiche per non destare pensieri impuri.
I capelli, insomma, hanno la funzione di essere visti per esprimere, fra conscio e inconscio, complessi messaggi sociali, la cui importanza non va sottovalutata.
Fonti:
Maffei C., Fossati A., Rinaldi F., Riva E.: Personality disorders and psychopathologic symptoms in patients with androgenetic alopecia. Arch Dermatol 1994.
Clemente F., Rinaldi F.: I capelli: magia, credenze popolari, medicina. Tricós 1992.
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Glossario per Alopecia – Enciclopedia medica Sanihelp.it
– Forfora
Farmaci
– ALOXIDIL*LOZ 60ML 2%
– CAREXIDIL*SOLUZ CUT 60ML 5%
– CELESTONE*IM 3F 1ML 6MG/ML RM
– CELESTONE*IM IV 5F 4MG/ML 1ML
– DEPOMEDROL*3FL 40MG 1ML
– DEPOMEDROL*INIET 1FL 40MG 1ML
– DERMOLIN*POM DERM 30G 0,025%
– DIANE*21CPR RIV 2MG+0,035MG
– DIATHYNIL*20CPR 5MG
– ECOVAL*CREMA 30G 0,1%
– ECOVAL*EMULS CUT 30G 0,1%
– ECOVAL*SOLUZ CUT 30G 0,05%
– ECOVAL*UNG 30G 0,1%
– FINASTERIDE MGI*28CPR RIV 1MG
– FOLIANS*28CPR RIV 1MG
– LOSALEN*SOLUZ CUT 30ML0,02%+1%
– MINOVITAL*CUT SOLUZ 60ML 2%
– MINOXIMEN*SOLUZ FL 60ML 2%
– MINOXIMEN*SOLUZ FL 60ML 5%
– PILUS*28CPR RIV 1MG
– PROPECIA*28CPR RIV 1MG
– PROPECIA*84CPR RIV 1MG
– REGAINE*SOLUZ 60ML 2%
– REGAINE*SOLUZ 60ML 5%
– TREFOSTIL*SOLUZ CUT 1FL60ML 5%
– VISOFID*21CPR RIV 2MG+0,035MG
Tag cloud – Riepilogo dei sintomi frequenti
calvizie
caduta dei capelli
caduta dei peli
prurito