Sanihelp.it – In Italia ogni anno si contano circa 500mila gravidanze. Di queste 50mila vengono complicate dal diabete, che può essere pre-gestazionale, ossia già presente nella donna prima che questa rimanga incinta, o gestazionale, che fa la sua comparsa nel corso della gravidanza. Nel primo caso, il problema è rappresentato dalla mancanza di programmazione e dalle gravidanze a sorpresa: una donna con diabete non controllato, che non sa di essere incinta, espone il bambino a un rischio di malformazioni, dovute alla glicemia e agli eventuali farmaci assunti (come statine e ace-inibitori), 10 volte superiore rispetto alla popolazione generale.
Nel caso del diabete gestazionale, invece, l’aumento di glicemia può portare a un eccessivo aumento di nutrienti al feto, che predispone a tagli cesarei, parti pretermine e altre complicanze. Il diabete gestazionale, inoltre, successivamente al parto, aumenta il rischio di sviluppare diabete tipo 2, perché la fisiopatologia delle due malattie è la stessa.
Con l’obiettivo di favorire presso diabetologi, infermieri esperti in diabetologia, dietisti, ma anche ostetriche e ginecologi, una maggiore conoscenza di queste problematiche e delle strategie per farvi fronte, l’Associazione Medici Diabetologi ha avviato un nuovo progetto formativo itinerante che, nel corso di 16 tappe, attraverserà tutto il territorio nazionale.
«I risultati di studi e ricerche sono incoraggianti: nelle donne diabetiche una gravidanza senza complicanze né parto cesareo è possibile – afferma illustra Domenico Mannino, presidente dell'associazione – Ma serve l’impegno di tutti (équipe medica, genitori, famiglia) per programmare il concepimento e il controllo metabolico in modo costante, soprattutto nei primi mesi di gestazione. L’obiettivo del corso è offrire agli operatori del team diabetologico gli strumenti più efficaci per garantire una gravidanza serena e la nascita di un bambino sano».
Nonostante già nel 1989, l’Organizzazione Mondiale della Sanità avesse fissato l’obiettivo di rendere la gravidanza diabetica uguale, come esiti, a quella delle donne sane, entro l’inizio degli anni 2000, il diabete in gravidanza resta ancora oggi un problema aperto. Per quanto riguarda le forme pre-gestazionali, iI consiglio è: programmate la gravidanza, in modo che inizi in una fase di controllo glicemico buono, scongiurando le complicanze correlate allo scompenso.
Per quanto concerne il diabete gestazionale: mantenere la calma e impegnarsi in un percorso che comprende dieta, stretto monitoraggio della glicemia, ricorso all’insulina, controlli ambulatoriali. Dal punto di vista emotivo può essere faticoso, specie se si è alla prima gravidanza. Ma grazie al supporto del team diabetologico, il problema può essere gestito. È fondamentale partorire in strutture dotate di Terapia intensiva neonatale, perché il bambino potrebbe andare incontro a diverse problematiche, soprattutto ipoglicemia.
«Negli ultimi 20 anni l’outcome della gravidanza nelle donne che hanno problemi di diabete è migliorato, ma ci sono ancora margini su cui lavorare – aggiunge Annunziata Lapolla, responsabile scientifica del progetto – Per esempio, nell’ambito dello screening del diabete gestazionale, eseguito nel secondo trimestre. Secondo le linee guida italiane, le donne con grandi fattori di rischio, come una grave obesità, che hanno già avuto diabete gestazionale alla gravidanza precedente e con alterata glicemia, dovrebbero essere sottoposte a screening già alla 14-16asettimana, per diagnosticare la patologia il prima possibile e monitorarla in modo rigoroso. Andrebbero seguite con attenzione anche dopo il parto, per aiutarle a intervenire sui fattori correggibili ed evitare che sviluppino diabete tipo 2».