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Emobartonellosi nel gatto

Mycoplasma haemofelis è la specie di emoplasmi che più frequentemente si riscontra nell’emobartonellosi del gatto, ma non è l’unica: ricordiamo infatti anche Candidatus Mycoplasma haemominutum e Candidatus Mycoplasma turicensis. Si potrà trovare l’una o l’altra specie a seconda della zona e del tipo di gatto (randagio o domestico, sano o ammalato). Non è ancora certa la modalità di trasmissione, si parla di punture di pulci o di zecche, oppure di scambio di liquidi corporei, come accade nella lotta tra animali, e di passaggio dalla madre ai gattini attraverso la placenta. Raramente l’emobartonellosi si può contrarre anche tramite trasfusione di sangue. I microrganismi si fissano sulla superficie degli eritrociti determinando un danno strutturale, che da una parte ne induce la distruzione da parte della milza, dall’altra stimola la produzione di autoanticorpi con conseguente emolisi.


La sintomatologia comprende febbre, inappetenza, dimagrimento, estrema debolezza e disidratazione. Nei casi più gravi si osservano linfonodi periferici ingrossati, ingrossamento della milza, ittero, pallore delle mucose, soffi cardiaci. Non sempre i segni clinici sono evidenti, a volte si osserva solo una lieve anemia.

Per la diagnosi è necessario un esame del sangue, mentre il trattamento non è raccomandato se il gatto è clinicamente sano, mentre è necessario nel caso di anemia. Il farmaco di elezione è la doxiciclina, un antibiotico tetraciclinico, che in caso di persistenza o di quadro clinico particolarmente grave, può essere somministrato per 28 giorni seguito da 2 settimane di un altro antibiotico, la marbofloxacina. In associazione alla terapia antibiotica si possono somministrare cortisonici, come per esempio prednisolone, e se necessario si ricorrerà a reidratazione, ossigeno e infusione endovenosa di liquidi o trasfusione sanguigna.

La prognosi è in genere favorevole se il trattamento è precoce.

Per la prevenzione, bisogna evitare le lotte tra gatti e attuare la protezione dai parassiti, pur se non si è certi della trasmissione attraverso di essi. Al momento non esiste un vaccino disponibile contro gli emoplasmi felini.

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